L’Italia conferma la sua svolta a destra: Giorgia Meloni cede il controllo del Congresso a due ultras

L’avvio formale della XIX Legislatura italiana, scaturito dalle elezioni del 25 settembre, ha confermato una svolta a destra, con una netta strizzatina d’occhio all’estrema destra e al settore cattolico più conservatore, che ha rappresentato la vittoria nel voto di Fratelli d’Italia (FdI, acronimo in italiano), il partito post-fascista guidato da Giorgia Meloni, il premier “in pectore” che, tutto indica, nei prossimi giorni presenterà il governo al presidente Sergio Mattarella e poi, salvo imprevisti, accetterà la fiducia del Congresso.

Tuttavia, i timori di rumore e cortocircuiti tra gli alleati di centrodestra hanno già cominciato a emergere.

Questo sarà un Parlamento guidato dalla vera destra, senza moderazione, con una storia polemica e una posizione irriducibile (vedi box): Ignazio La Russa, di FdI, che presiederà il Senato, e Lorenzo Fontana, della Liga Matteo Salvini , chi guiderà davanti alla Camera dei Rappresentanti.

“L’uno nostalgico di Mussolini e l’altro della Santa Inquisizione”, lo ha definito il presidente della regione Puglia, al sud, Michele Emiliano, che ha evidenziato l’ossessione di Fontana per il mantenimento dell'”autonomia” della regione, da lui ribadita nel suo discorso inaugurale come presidente della Camera. Questa volontà di garantire l’autonomia è un’evoluzione dell’originario separatismo che la Lega promosse quando ancora si chiamava Lega Nord. Cioè, ora non si propone di separare le aree ricche del nord, ma di renderle “quasi” autosufficienti con grande autonomia, con un potere centrale più limitato mentre si cerca di ridurre la disuguaglianza storica con il sud. . “Il discorso di Fontana è stato una dichiarazione di guerra al Sud”, drammatizza Emiliano.

Paradosso. Il paradosso di questa svolta a destra in Italia è che Silvio Berlusconi, Il Cavaliere e la sua Forza Italia (FI) sono stati gli elementi moderatori dell’alleanza vincente, completata da Fratelli d’Italia e Lega. Consapevoli delle tensioni che inevitabilmente sarebbero sorte al momento di formare un governo, Meloni, Salvini e Berlusconi hanno concordato prima delle elezioni che il presidente del Consiglio avrebbe ottenuto il maggior numero di voti e spetterebbe a lui distribuire i 14 ministeri. Non lui, ma lui: i sondaggi d’opinione hanno dato un risultato chiaro, visto che Meloni ha superato il 26 per cento e ha raddoppiato il voto del suo partito nel 2018, superando i voti delle sue due coppie in corsa messe insieme. La Liga ha guadagnato 8,77 e Forza Italia 8,11, ma tutti hanno indicato che la “distribuzione” dei compensi non sarebbe stata equa tra di loro. In linea di principio, FI era già stata destituita dalla presidenza del Parlamento e Berlusconi ha dovuto accettare la Meloni ponendo il veto a una sua più stretta collaboratrice, Licia Ronzulli, che voleva per un ministero.

La rabbia dell’ex premier era già evidente giovedì, quando i suoi senatori non hanno votato per La Russa, eletto per l’appoggio dell’opposizione di centrosinistra, un “tradimento” dell’attuale leader del Pd. , Enrico Letta, ha promesso di indagare.

Appunti. Il Cavaliere, che conosce i media come nessun altro e sa come usarli, ha trovato un modo per esprimere il suo disagio copiando un episodio vissuto una volta da Joe Biden, quando i fotografi hanno catturato un pezzo di carta su cui aveva scritto. ha dovuto dirlo in una conferenza, dopo aver parlato con Vladimir Putin. Giovedì, dopo un violento scontro con La Russa, al quale ha dedicato un chiarissimo ‘vaffanculo’ da far vedere ai cronisti, ha deposto sul suo banco di senatore un fascicolo di appunti ben visibile, dove aveva scritto in prima pagina. qualche idea. Diceva: “Giorgia Meloni. Comportamento: testardo, arrogante, arrogante, offensivo. Nessuna volontà di cambiamento. È qualcuno con cui non si può essere d’accordo.” Un fotografo de La Republica era la “mano esecutore” e la sua foto fece il giro d’Italia e del mondo.

In serata, lo stesso Meloni ha risposto attraverso i media: “Credo che manchi un punto della nota e che “non si possa estrapolare”, ha detto uscendo dal Congresso, dove stava conducendo le trattative per la formazione di un governo.

E’ intervenuto anche La Russa: “Penso che il presidente Berlusconi dovrebbe dichiarare in cosa credo, che la foto è falsa”.

La fine della nota di Berjuangconi lascia presagire che ci sarà una nuova nube oscura sulla formazione del prossimo governo: “Giorgia non cambierà, è una persona con cui non puoi essere d’accordo”. E la nomina di La Russa e Fontana, due veri estremisti, dimostra anche che sarà molto difficile per la Meloni ottenere un voto di centrosinistra. Arrivano giorni intensi per la politica italiana.

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Alberto Baroffio

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