Il governo Draghi ha affrontato la spinosa questione della gestione delle spiagge private, in cui l’Italia è stata più volte schiaffeggiata da Bruxelles.
Approfittare di pigrizia sulla costa del Belpaese è spesso costoso. In estate l’accesso alla spiaggia è previsto per i bagnanti che possono permettersi due sdraio e un ombrellone per una media di 25 euro al giorno, o anche di più in alcune spiagge ea seconda della regione. E il tratto di spiaggia ad accesso libero è generalmente trasandato e sovraffollato.
Quasi tutte addebitate, le coste italiane sono sfruttate da concessioni che vengono concesse senza bando e rinnovate automaticamente. Questo meccanismo ha dato origine alla creazione di aree di costa divenute proprietà privata, detenute dalla stessa famiglia da generazioni. Accusata da Bruxelles di non attuare la direttiva europea Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi, l’Italia è stata oggetto di due violazioni procedurali in 15 anni.
La scorsa settimana, il governo italiano questa volta ha adottato il progetto di riforma richiesto. E il premier Mario Draghi si è impegnato a Bruxelles a pubblicare il testo della legge entro la fine dell’anno. In programma, cambiamenti fondamentali nei 7.500 chilometri della costa italiana: il 31 dicembre 2023 scadranno le concessioni di waterfront in essere. Il 1° gennaio 2024 torneranno al concorso, previa gara d’appalto.
Tariffe equilibrate e maggiore equità tra le concessioni waterfront
Decisione sull’applicazione ritardata, un insieme di principi e criteri predefiniti.
Il governo regolerà le regole per i nuovi bandi, il numero delle concessioni per operatore, le tariffe sono equilibrate in base alla qualità dei servizi offerti e per garantire una maggiore equità, ma anche norme per la tutela dell’ambiente.
La durata della concessione non deve superare il tempo necessario ai gestori per recuperare il proprio investimento. E qualsiasi detrazione sarà vietata.
L’associazione professionale balneare Assobalneari ha avviato una class action. Era molto preoccupato che i nuovi regolamenti avrebbero “aperto le porte agli investitori stranieri”.
Ma con il disegno di legge ancora da approvare in parlamento, la battaglia resta aperta. Tanto più che il capo della Lega, Matteo Salvini, ha detto di voler cambiare il testo.
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