“L’oppio dei popoli: cinema, calcio e politica”: il ciclo speciale che il Cineclub Sala Sazié propone per il mese di novembre

Nel contesto dei Giochi Panamericani sono molte le riflessioni sui vari sport che esistono. Per questo il Cineclub Sala Sazié presenta a novembre un ciclo speciale che mette in discussione uno degli sport più popolari in Cile e nel mondo: il calcio. Martedì 7 e 21 novembre andranno quindi in scena rispettivamente “Cuatro Colores” (2019) di Aldo Guerrero e “Offside” (2006) di Jafar Panahi; mentre martedì 14 verranno proiettati il ​​cortometraggio cileno “Disforia FC” (2020) di Inti Lorca e il lungometraggio argentino “La Raulito” (1975) di Lautaro Murúa.

Il calcio, conosciuto come il re degli sport, non è solo il più democratico e popolare, ma svolge anche un ruolo importante nella composizione etnografica della società. Ecco perché, nel mese di novembreIl Cineclub Sala Sazié, progetto congiunto della Facoltà di Comunicazione e Immagine e del Prorettore per l’Educazione e la Comunicazione, presenterà opere audiovisive che invitano alla riflessione su questo sport in rassegna cinematografica dal titolo “L’oppio dei popoli: cinema, calcio e politica”.

Perciò, alle 18:30 martedì 7, 14 e 21 novembre, Verrà proiettata una serie che mostrerà come anche il cinema ha affrontato questo fenomeno sportivo nel corso della storia, presentando il calcio come tema centrale in diverse opere di fiction e documentari. Allo stesso modo, figure come il regista italiano Pier Paolo Pasolini hanno dimostrato che il calcio è più di un semplice sport, ma è anche un’espressione culturale che incoraggia la creazione di comunità.

Nel frattempo, coordinatore generale del Cineclub Sala Sazié Víctor Toro, sottolinea che questa configurazione ciclica era stata originariamente concepita per svolgersi parallelamente al Festigol, un festival del cinema sul calcio che purtroppo quest’anno non ha potuto svolgersi, ma tuttavia “l’abbiamo mantenuta per l’importanza del tema che sembra derivare dal calcio nel panorama film selezionati; dai ruoli femminili alle possibilità politiche, in un momento difficile e preoccupante con i territori palestinesi”.

In parole coordinatrice di sala, Alenca Ghersi, Storicamente, questo sport è stato utilizzato da vari governi per costruire e rafforzare ideologie politiche totalitarie, come è successo con Benito Mussolini in Italia, Franco in Spagna e Pinochet in Cile, ma allo stesso tempo “questo sport è stato utilizzato dalla società. lottare contro le idee condivise e invitare la società a unirsi in vari movimenti sociali”.

D’altra parte, per più di un secolo, il calcio è stato in gran parte associato alla popolazione maschile, escludendo altri settori storicamente invisibili come le donne e i dissidenti sessuali. Tuttavia, negli ultimi anni, questi gruppi hanno ridefinito lo sport, sfidando l’egemonia che lo circonda. Ecco perché, secondo Alenca Ghersi, Le riflessioni su questo ciclo “cercano di mettere in tensione varie questioni politiche, utilizzando il calcio come punto di partenza e come asse rilevante della società”.

Per quanto riguarda il cinema forum dopo lo spettacolo, la coordinatrice di sala ha rivolto al pubblico un invito a formare una comunità, attraverso uno spettacolo che tocca questo sport in un modo complesso e diverso da quello a cui siamo abituati: Che ci piaccia o meno il calcio, la sua rilevanza è innegabile e lo possiamo constatare ogni giorno, soprattutto nei mesi successivi alle qualificazioni ai Mondiali.

Maggiori informazioni sul film

Per quanto riguarda il ciclo, composto da tre lungometraggi che affrontano il tema della consapevolezza sociale attraverso il calcio, Víctor Toro si distingue come film di finzione “La Raulito” (1975) E “Fuorigioco” (2006), ha “più presenza di un regista affermato, oltre a una fotografia incredibile”. Inoltre, sottolinea come entrambe le finzioni siano girate “come la vita stessa, con i nostri scenari lavorativi quotidiani, con personaggi non attoriali e utilizzando spazi pubblici all’aperto che ci permettono di adottare un approccio sensibile alle esperienze dei nostri personaggi principali”.

Per quanto riguarda invece il documentario nazionale dal titolo “Quattro colori” (2019)Víctor Toro, sottolinea l’uso di materiali d’archivio – riviste sportive classiche e registrazioni audiovisive con dati e aneddoti -, oltre al modo in cui il film si mescola con le notizie arrivate in Cile sugli orrori tra Palestina e Israele, “esempi che rispondono alla percezioni esistenti in questo paese, riguardo all’esperienza di una squadra di calcio in un paese lontano come il Cile”.

Quindi, il film “Quattro Colori” (2019), di Aldo Guerrero, Copre 100 anni di storia, collegando le pietre miliari del Palestine Sports Club con i momenti chiave del processo di occupazione della Palestina da parte di Israele. L’opera, che presenta un approccio diverso al dramma umano che continua a svolgersi oggi, costituirà la prima parte del ciclo, il 7 novembre.

Lui 14 novembre Verrà proiettato il cortometraggio cileno del regista Inti Lorca “Disforia FC” (2020) e un lungometraggio argentino Lautaro Murua “La Raulito” (1975). Il primo film è un documentario incentrato sull’autogestione della comunità trans cilena negli spazi sportivi come il calcio, mentre il secondo film racconta la storia vera di “La Raulito”, una donna che ha dovuto adottare un’identità maschile per sopravvivere. Il suo amore per la squadra di calcio del Boca Juniors lo porterà a rompere sistematicamente le vetrine del centro dei negozi della capitale argentina, rubando maglie delle squadre e altri oggetti di valore irrisorio.

Finale, 21 novembre Verranno proiettate opere iraniane “Fuorigioco” (2006), di Jafar Panahi. Questo film racconta come molte giovani donne furono arrestate e costrette a vestirsi da uomini per poter accedere alla partita di qualificazione alla Coppa del Mondo 2006 tra Iran e Bahrein. Tuttavia, anche se erano sorvegliate da diversi soldati al posto di blocco, le donne hanno cercato di tenere traccia dei risultati.

I film di questo ciclo esplorano il tema del calcio da una varietà di prospettive, evidenziandone l’importanza socioculturale che riflette le disuguaglianze esistenti e cercando, attraverso lo sport, di promuovere l’uguaglianza e la rappresentanza. Questi film ci mostrano il potere trasformativo di un semplice partito, federazione o società calcistica, simile al primo fiocco di neve che scatena una valanga inarrestabile.

In questo senso il calcio è stato e continuerà ad essere un potente strumento politico, qualcosa che, secondo Alenca Ghersi, “non dobbiamo mai dimenticare”. Ghersi ha anche aggiunto che questo ciclo esplora diversi modi di vivere il calcio, da un punto di vista molto politico: “non solo in termini di attivismo vero e proprio, ma anche da parte di diversi attori della società che hanno deciso di prendere lo sport più popolare al mondo ed enfatizzarlo a partire dalla propria identità”.

Alberto Baroffio

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