All’ingresso, pannolini contenenti per lo più… urina e feci (dal 50% al 70%), cellulosa (dal 10% al 20%) – e non cotone come si potrebbe pensare -, polipropilene (PP), polietilene (PE) e un po’ di PET ( dal 10% al 20%) e polimeri superassorbenti (dal 5% al 10%). Ma usa anche gli assorbenti. All’uscita plastica sminuzzata e fibre di legno sterilizzate.
Tra i due, un processo industriale messo a punto da Fater SpA, che consiste nel sanificare e separare vari componenti dei pannolini usati, per poi convertirli in materie prime seconde, nello specifico plastica, cellulosa e polimeri superassorbenti. Da una tonnellata di prodotti per l’igiene usati, la fabbrica rigenera 75 kg di plastica, che saranno utilizzati per fabbricare attrezzi urbani e altri oggetti di uso quotidiano, oltre a 225 kg di cellulosa che viene sterilizzata e deodorata a vapore. Sarà convertito in scatole da imballaggio o trasformato nel settore della chimica verde. Il polimero super assorbente sarà un additivo per terriccio per piante o assorbe l’umidità.
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Con una capacità di 10.000 tonnellate di pannolini all’anno, questa unità consente di riciclare quasi il 100% dei prodotti assorbenti. Gli investimenti, presentati nel 2015 all’EACI (l’Agenzia dell’Unione Europea per la Competitività e l’Innovazione) ammontano a oltre 3 milioni di euro. Elemento importante per la redditività del progetto, la raccolta organizzata in una cinquantina di comuni del trevigiano (Italia) consente a un milione di persone di depositare pannolini e asciugamani usati in sacchi della spazzatura separati forniti dal comune. “Se il riciclo dei prodotti assorbenti usati viene esteso in tutta Italia, ogni anno sarà possibile eliminare l’equivalente del contenuto di 3 discariche”ha detto un portavoce di Fater.
L’azienda italiana con sede a Pescara, joint venture tra Angelini Group e Procter&Gamble, produce in Italia, Portogallo e Marocco e distribuisce prodotti assorbenti in 39 paesi dell’Europa occidentale con i marchi Pampers, Lines, Tampax e ACE Neoblanc, oltre che Comet.
Un settore unico in Europa
Da notare che un bambino utilizza più di 4.000 pannolini dalla nascita all’addestramento alla toilette e una donna utilizza quasi 300 coperture periodiche all’anno, ovvero più di 11.000 coperture nel corso della sua vita, esclusa l’incontinenza di protezione, soprattutto in età avanzata. In Europa, ogni anno vengono bruciate o stoccate più di 6 milioni di tonnellate di pannolini, assorbenti, tamponi e salviette.
Altri esperimenti di riciclaggio dei pannolini sono stati condotti altrove. In Francia, Suez Environment ha sviluppato nel 2009 il progetto Happy Nappy, finanziato al 40% da Ademe. Consiste in tre fasi di lavorazione: frantumazione dei pannolini usati per separarne i componenti, isolamento della plastica per il riciclaggio e degradazione della materia organica per la produzione di metano, biogas e compost. I polimeri super assorbenti non sono soggetti a priori al riciclaggio. “Questo progetto è sospeso”, ha spiegato un portavoce del gruppo. In attesa, soprattutto, di una valida soluzione per finanziare la raccolta differenziata di questi rifiuti. “Dove la tecnologia ha dimostrato affidabilità, i modelli economici, compresa la riscossione, non funzionano”, ammette Suez. Il progetto italiano potrebbe incontrare le stesse difficoltà. Solo che Fater è un produttore. Beneficia quindi dei vantaggi a rischio della sua immagine e della batosta data alla concorrenza dei pannolini lavabili (a basso volume).
In Australia, Relivit spera di riciclare i pannolini per produrre mobili per esterni in plastica, utilizzando la tecnologia sviluppata da Knowaste nel Regno Unito. I polimeri super assorbenti diventerebbero i ritentori d’acqua aggiunti al terriccio e al compost per i giardini, ma anche la neve artificiale utilizzata sui set cinematografici. Le fibre di legno saranno trasformate in lettiera per gatti.
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