Gli italiani voltano la pagina di domani all’era di Draghi con l’estrema destra come favorita

Giorgia Meloni, candidata presidente del Consiglio in queste elezioni parlamentari anticipate

MADRID, 24 settembre. (STAMPA EUROPA) –

L’Italia questa domenica si reca alle urne per rinnovare il Parlamento, alle elezioni anticipate che metteranno fine al ruolo di primo ministro del tecnocrate Mario Draghi e che, se le aspettative elettorali saranno soddisfatte, apriranno una nuova era dominata dai partiti conservatori, con l’estrema destra Giorgia Meloni al timone, al vertice.

Meloni è a capo dei Fratelli d’Italia, formazione emersa come scissione dal centrodestra Silvio Berlusconi e che in soli dieci anni è passata dall’essere un aneddoto nazionalista, ultraconservatore e antieuropeo a posizionarsi come il favorito, con più di Il 20 per cento dei voti… cento.

Il leader che in gioventù definì il dittatore Benito Mussolini un “buon politico” è oggi il massimo esponente del malcontento sociale che ha messo in secondo piano i blocchi che tradizionalmente hanno dominato la politica italiana, grazie ai quali hanno anche ottenuto importanti risultati nel precedenti elezioni del Movimento Stella 5 (M5S) e Lega.

Nel caso di Meloni ha trovato nuovi sostenitori dopo aver parzialmente rispettato diverse righe del suo intervento – è ancora critico nei confronti dell’UE ma non propone più di uscire dall’euro – ma è rimasto fedele al suo messaggio contro l’immigrazione o per il tradizionale famiglia.

In materia fiscale ha proposto tagli alle tasse, in un dibattito più ampio dove la destra sta studiando l’applicazione di un’aliquota unica per tutti i livelli di reddito — 15 per cento, secondo il leader leghista Matteo Salvini — .

Salvini è il secondo grande protagonista dell’alleanza di destra e aspira a rientrare nel governo, come ha fatto nella sua precedente fase con il M5S dove ha servito come ministro dell’Interno e ha mostrato la sua dottrina dei “porti chiusi” per i migranti che cercano di raggiungere le coste italiane. .

La terza parte in questa alleanza di estrema destra è Berlusconi, che guida Forza Italia rimanendo contro ogni previsione sul fronte politico, apparentemente immune dagli scandali degli ultimi anni, dai crimini economici ai potenziali abusi nei suoi partiti controversi.

Berlusconi, che tradizionalmente ha rappresentato la destra moderata in Italia, è finito per essere inghiottito da due formazioni radicali e, nel corso della campagna elettorale, è stato costretto a presumere che Meloni avrà il diritto di guidare il prossimo governo se, a quanto pare , il suo partito ottiene il maggior numero di voti alle elezioni.

DIVISIONE SUL LATO RIVAL

Il blocco conservatore, che aspira a una maggioranza assoluta e persino a una supermaggioranza, non sarà influenzato in campagna dall’ombra della guerra in Ucraina, che ha costretto tutte e tre le parti a cercare di abbandonare la loro consueta empatia o addirittura affinità personale con loro. il presidente della Russia, Vladimir Putin, e la sua orbita.

Tuttavia, hanno pubblicamente messo in discussione le sanzioni imposte dall’UE a Mosca, fatto appello agli effetti dannosi delle garanzie e l’opposizione ha utilizzato le biblioteche per ricordare la visita di Berlusconi e Putin nella penisola di Crimea o i legami della Lega con i funzionari ufficiali di Russia Unita, tra le storie altro.

Né gli avvertimenti sull’influenza russa né gli avvertimenti relativi a potenziali cambiamenti radicali nella politica interna servono a configurare una vera alternativa di sinistra in Italia, nonostante i tentativi dell’ex premier Enrico Letta di aderire al Partito Democratico (PD).

Il fronte di sinistra alla fine si confuse con l’Europa Verde, la Sinistra Italiana e l’Impegno Civico – l’ultimo dei quali era il partito creato da Luigi di Maio – e sebbene aspirasse a superare il 20 per cento dei voti, probabilmente non era sufficiente per Letta per avere una scelta di governo.

Dietro ci sono il M5S, guidato dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e che ha chiarito fin dall’inizio che lo farà lui stesso, e l’alleanza “ad hoc” tra l’italiano Viva Matteo Renzi e Acción Carlo Calenda, a cui aspirano di più. avere qualcosa da dire nelle ipotetiche trattative post-elettorali.

Qualunque cosa accada, Draghi ha chiarito che non vuole rimanere al potere. Il nome di questo economista, ex capo della Banca centrale europea (Bce), è l’unico percorso consensuale che il presidente italiano, Sergio Mattarella, ha trovato all’inizio del 2021 per impedire all’Italia di cadere dal baratro politico.

Draghi considera il compito svolto, soprattutto dopo la stanchezza che lo ha portato a guidare un gabinetto di sopravvivenza con fusioni di partiti, come ha spiegato nella sua ultima conferenza stampa. In questa apparenza, predilige l’europeismo e difende il potere italiano da possibili “burattini” di interessi esterni.

DOPO LE ELEZIONI

Tuttavia, il “grado” elettorale che viene dopo la chiusura delle votazioni questa domenica, non significa necessariamente un patto automatico per formare un governo. Una volta assegnati tutti i seggi, sulla base di un sistema che combina liste di singoli e candidati, Mattarella aprirà un giro di contatti a metà ottobre.

Berlusconi si vanta di essere l’ultimo leader a diventare primo ministro dopo essere stato in cima alla lista del partito alle elezioni, sono passati più di quattordici anni. Il consueto conflitto tra aritmetica ed ego fa sì che attualmente si cerchino candidati alternativi all’interno del partito più votato o di personalità indipendenti capaci di generare un consenso minimo tra formazioni che, altrimenti, non si capirebbero mai.

In effetti, il ritiro del necessario sostegno al governo Draghi ha costretto le elezioni a rimandare a questo 25 settembre. La costituzione prevede che la camera debba essere rinnovata ogni cinque anni e l’ultima elezione si è tenuta nel 2018.

PIÙ DEPUTATI E SENATORI

Chiamati al voto circa 50 milioni di italiani che occuperanno 400 seggi alla Camera e 200 al Senato. In entrambe le camere ci saranno ora meno legislatori, in ottemperanza a quanto previsto dalle riforme costituzionali approvate con referendum dai cittadini nel settembre 2020.

Le scuole rimarranno aperte dalle 7:00 alle 23:00, anche se i risultati finali non saranno pubblicati fino a lunedì. I sondaggi prevedono un’affluenza inferiore rispetto al processo precedente, quindi non sono escluse sorprese che potrebbero arrivare anche a seconda della parte contro cui l’indecisa dell’ultimo minuto si è appoggiata.

Alberto Baroffio

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