È morto Gianluca Vialli, leggenda del calcio italiano | Sport

Ha conquistato le vette del ‘calcio’, alzato i più grandi trofei calcistici a livello nazionale e internazionale, battuto con la nazionale e con il club che ha attraversato e conquistato l’affetto dei tifosi. Gianluca Vialli, leggendario attaccante italiano, È morto questo martedì all’età di 58 anni. L’ex calciatore della Nazionale italiana e di squadre del calibro di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea è malato di tumore al pancreas dal 2017.

Vialli ha recentemente spiegato che si prenderà una pausa dal suo lavoro con la Federcalcio italiana per iniziare una nuova fase di cura a Londra, dove sarà accompagnato dalla sua famiglia.

Vialli è una leggenda del calcio italiano e uno degli attaccanti più famosi degli anni ’80 e ’90, ha segnato 259 gol con le squadre che ha rappresentato e 16 con la Nazionale italiana. Esordisce nel calcio professionistico con la Cremonese, squadra della sua città natale, e nel 1984 si trasferisce alla Sampdoria. Proprio in questa squadra del Genoa ha trascorso gli anni più produttivi della sua carriera: ha segnato 141 gol in 328 partite, e i tifosi non hanno dimenticato il suo importante contributo alla conquista del primo e unico scudetto – il trofeo del campionato nazionale di Serie A – in la storia del club. e delle quattro Coppe Italia vinte tra il 1984 e il 1989.

La Juventus lo ha ingaggiato nel 1992 ed è stato con il club torinese che ha lasciato il segno a livello internazionale. Nelle quattro stagioni trascorse con la squadra, ha vinto ancora lo scudetto, la Coppa Uefa e la Champions League 1996, che rimane a tutt’oggi il secondo e ultimo successo dei bianconeri nei tornei europei. Da capitano, ha alzato il suo primo ‘orejona’ quella sera in cui la ‘Vecchia signora’ ha battuto l’Ajax nella finale romana di Champions League, ai calci di rigore.

Ha concluso la sua carriera al Chelsea, dove è stato giocatore e allenatore tra il 1996 e il 2000. Ha appeso le scarpe al chiodo al club inglese nel 1999, a 35 anni, e ha iniziato la sua carriera da allenatore.

Con la nazionale italiana ha giocato 59 partite, segnato 16 gol ed è arrivato terzo ai Mondiali del 1990. Ha partecipato anche ai Mondiali del 1986 in Messico e agli Europei della Germania Ovest del 1988, dove ha raggiunto anche le semifinali.

Nel 2019, entrò nella squadra di calcio italiana come capo delegazione per mano del suo allenatore della nazionale, il suo amico e leggendario ex compagno d’attacco della Sampdoria, Roberto Mancini. ‘I gemelli della meta’, come sono conosciuti nei paesi d’oltralpe, Formano una coppia indimenticabile nel calcio italiano.

Nelle elezioni il ruolo di Vialli è a metà strada tra dirigente e consigliere al servizio di staff e squadre. Sempre in disparte, ma sempre presente nelle spedizioni, nonostante le sue deboli condizioni di salute dovute alle cure mediche, ha accompagnato e guidato la squadra fino a Euro 2021, vinto nella finale di Wembley contro l’Inghilterra. . È stata la roccia su cui si è appoggiato Mancini per realizzare una rivoluzione ideologica che occupa una pagina d’oro nella storia del calcio italiano.

Vialli è diventato anche un talismano per la selezione all’Eurocup. Nella prima partita contro la Turchia, l’autobus è uscito per errore dall’albergo senza di lui e lui si è dovuto fermare più tardi per prenderlo. Il risultato è stato così buono per gli azzurrini (3-0) che hanno deciso di ripetere la scena come un rito: prima di ogni partita il pullman della squadra parte senza Vialli e si ferma pochi metri dopo per il capo delegazione. cavalcata. .

La presenza di Vialli in nazionale fino alla fine della sua vita testimonia la sua sconfinata determinazione e passione per questo sport. La sua terribile malattia non ha superato il suo desiderio di stare con gli ‘Azzurros’ e al fianco dell’amico di una vita. L’abbraccio strappalacrime tra Vialli e Mancini in campo dopo che Donnarumma ha parato il rigore tirato dal Saka, l’ultima squadra dell’Inghilterra, quando l’Italia ha vinto il suo secondo Campionato Europeo, è un’immagine radicata nella memoria dei tifosi italiani. “Era più bello degli abbracci che ci davamo quando passavo la palla e lui segnava”, ha detto Vialli.

Vialli era molto amato nel Paese transalpino e da quando si è diffusa la notizia del suo degrado e della sua morte, si sono susseguiti continui avvenimenti di reazioni affettuose su tutti i fronti, dal mondo dello sport alla politica.

La Federcalcio italiana ha disposto l’osservanza di un minuto di silenzio in occasione di tutte le partite di campionato di calcio in programma nel prossimo fine settimana in memoria del giocatore scomparso.

Il presidente della Federazione, Gabriele Gravina, ha espresso il suo “profondo” dolore: “Ho aspettato fino all’ultimo che compisse un altro miracolo, mi conforta la certezza che quanto ha fatto per il calcio italiano e per la maglia azzurra sarà mai dimenticati”. E ha aggiunto: “Gianluca è una persona straordinaria e lascia un vuoto incolmabile, sia in Nazionale che in tutti coloro che apprezzano le sue grandi doti umane”.

Altre autorità politiche hanno aggiunto il loro cordoglio, come il Ministro per le Infrastrutture e Vice Presidente del Governo, Matteo Salvini, o l’ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Anche il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni ha ricordato il giocatore scomparso: “Non dimenticheremo mai i tuoi gol e le emozioni che hai regalato a tutta la nazione in un abbraccio con Mancini dopo aver vinto l’Eurocup. Ma soprattutto, non dimenticheremo l’uomo. Addio Gianluca Vialli, Re Leone in campo e nella vita”, ha detto sui social.

La Juventus ha ricordato i suoi anni in una lunga lettera: “Un campione, un mito, un grande uomo, ci ha lasciato parte di noi e della nostra storia. Sei uno dei primi pezzi della Juve che tornerà, con te, sul tetto d’Europa. Amiamo tutto, ma proprio tutto, di te: il tuo sorriso, i tuoi campioni e leader, in campo e negli spogliatoi, la tua cultura, la tua classe, che hai mostrato fino all’ultimo giorno in campo. bianconeri. Siamo sempre stati con te, ed è per questo che anche dopo la nostra storia insieme, seguirti con un sorriso mentre portavi il modello italiano come non mai in Inghilterra, dentro e fuori dal campo, e solo ora ci rendiamo conto di quanto tu sia un precursore ,” si legge. in lettera ufficiale.

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Alberto Baroffio

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