L’Università Bicocca, nella città di Milano, vuole vietare l’insegnamento dei testi dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij come presunta rappresaglia alla Russia per l’invasione dell’Ucrainache producono critiche da parte dei leader politici e sociali.
“Vietare lo studio di Dostoevskij come atto contro Putin sta impazzendo”, ha detto su Instagram l’ex presidente del Consiglio e attuale senatore filogovernativo Matteo Renzi, dopo la denuncia del professor Paolo Nori secondo cui la casa studio di Milano ha cancellato il suo corso sull’autore de “I fratelli Karamazov”, tra le altre gemme letterarie.
“Oggi serve imparare di più, non di meno: nelle università servono insegnanti, non burocrati incompetenti”, ha aggiunto Renzi.
Di conseguenza, il gesuita Antonio Spadaro, direttore della più antica rivista culturale italiana, La Civilt Cattolica, ha detto a Télam che “oggi, proprio oggi, è molto importante tornare a Dostoevskij”.
Il sacerdote chiede di tornare alla figura dello scrittore russo “e alla sua anima russa per riempire di umanità la ferocia della guerra che appanna i bei volti della gente”.
La deputata filogovernativa Marianna Madia, intanto, ha sottolineato via Twitter che “il nemico non è la cultura russa”.
“Ora è il momento di saperne di più, non di censurare”, ha aggiunto l’ex ministro dell’Amministrazione statale.
Il nemico non è cultura russa. Ora è il momento di imparare i miei figli, non di censurare #dostoevskij. L’interrogatorio di Faro. @paolonori
— Marianna Madia (@mariannamadia) 2 marzo 2022
Questo mercoledì, Nori ha annunciato che avrebbe annullato un corso sugli scrittori russi per obblighi all’Università Bicocca e ha dichiarato che “la censura è ridicola”.
“Non è solo essere un russo vivo, oggi è un reato, in Italia, essere un russo morto”, ha detto Nori.
Ore dopo, di fronte a un’ondata di critiche da parte della politica e della cultura, l’Università ha rilasciato un comunicato in cui confermava che avrebbe difeso la direzione di Nori.
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