Le divisioni tra i partiti conservatori favoriscono i progressisti che controllano otto dei tredici capoluoghi di provincia in gioco
Poco più di due milioni di persone sono state chiamate alle urne, ma il secondo turno delle elezioni comunali che si terrà questa domenica in Italia è visto come un termometro per la temperatura politica del Paese in vista delle elezioni generali previste nei primi mesi. 2023. In un’elezione segnata da forti astensioni (ha votato il 42% degli elettori), il Partito Democratico (PD), principale forza del centrosinistra, ha finalmente conquistato otto dei tredici capoluoghi di provincia in gioco, tra i quali figuravano città come Verona, Parma, Piacenza, Monza, Alessandria e Catanzaro, alcune delle quali per decenni governate da sindaci conservatori.
«Questo è un grande risultato», commenta Enrico Letta, leader del Pd, che ritiene che il successo di queste elezioni supporti la sua idea di presentarsi al ballottaggio in alleanza con le medie potenze e, soprattutto, con i 5 Movimento stellare (M5E). Il secondo turno delle elezioni amministrative arriva a pochi giorni dal crollo dell’ideologia trasversale del partito a causa della scissione guidata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio dopo settimane di battibecco con il presidente del partito, Giuseppe Conte. , a causa delle spedizioni di armi in Ucraina, tra gli altri punti di attrito.
Secondo il sondaggio pubblicato questa domenica dal quotidiano ‘Il Sole 24 Ore’, il M5E di Conte resterà con il 6,9% dei voti dopo la separazione da Di Maio. Se i sondaggi confermeranno questa previsione, sarà un disastro senza precedenti in Italia, visto che gli ‘anticasta’ hanno vinto le ultime elezioni politiche, tenutesi nel 2018, in cui hanno ottenuto il 32% dei voti. Di Maio, che ora guida un gruppo parlamentare di 60 senatori e deputati, otterrà il 4,7% dei voti se sceglierà di candidarsi alle prossime elezioni con il suo nuovo essere politico, che chiama ‘Insieme per il futuro’.
Per i partiti di destra, anche le elezioni lasciano una lezione. Lo ha detto chiaramente Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento europeo e ‘numero due’ di Forza Italia, la forza politica di Silvio Berlusconi. “Dove ci uniamo, vinciamo. Dove non lo siamo, finiamo per perderlo”, ha detto Tajani, citando come l’esempio più chiaro di ciò che sta accadendo a Verona, città considerata sociologicamente conservatrice e dove il centrodestra controlla il Comune da 15 anni.
D’ora in poi il sindaco sarà l’ex calciatore Damiano Tommasi -ex giocatore di Roma e Levante, tra gli altri-, che sorprendentemente è riuscito ad essere il più votato al primo turno di due settimane fa e che, nella finale di questa domenica, ha beneficiato della divisione del voto conservatore tra due diversi candidati. “A Verona abbiamo commesso un gravissimo errore”, ha detto Tajani, riconoscendo la difficoltà di scegliere un solo candidato in città tra tre partiti di centrodestra: Fratelli d’Italia, formazione guidata da Giorgia Meloni, Liga Matteo Salvini e Forza Italia. Nel primo tempo, invece, sono riusciti a conquistare i capoluoghi di importanti regioni come Genova, Palermo e L’Aquila grazie al fatto che si sono presentati insieme. Dopo che Meloni ha superato Salvini come scelta preferita dagli elettori conservatori, il blocco dovrà trovare un nuovo equilibrio se spera di consolidare il suo successo alle urne il prossimo anno.
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