Opere di Beethoven e Ponchielli al prossimo concerto dell’Orchestra Sinfonica

A proposito di compositori e opere

Amilcare Ponchielli (1834-1886) compositore italiano. Iniziò a studiare con il padre, che era organista. All’età di nove anni entrò al conservatorio di Milano. Era l’organista della chiesa di St. Mary. Ilario di Cremona, dove è anche insegnante di musica. Fu insegnante, direttore delle bande cittadine di Piacenza e Cremona, dove compose diverse opere. Nel 1881 fu nominato capo della cappella di Santa María la Mayor a Bergamo. Nel 1883 entrò come professore al Conservatorio di Milano. Tra i suoi studenti c’erano Giacomo Puccini e Pietro Mascagni. Le sue opere hanno avuto una certa influenza sulla grande opera francese: un gran numero di personaggi, balletti e partecipazioni corali, eseguiti con grande successo. Ha influenzato i successivi compositori del verismo. La sua opera più famosa oggi è La Gioconda. La Danza delle Ore trae origine dalla sequenza del balletto ne La Gioconda, il grande successo operistico di Ponchielli. Popolare ai suoi tempi, è l’unica grande opera italiana, a parte l’Aida di Verdi, a rimanere nel repertorio.

La Danza delle Ore si distingue come l’unico balletto d’opera che ha avuto una vita propria, sia nelle sale da concerto che nello spazio della cultura pop. Sebbene sia un bellissimo musical, gli eventi drammatici che circondano il balletto nell’opera sono piuttosto caotici, con omicidi, lussuria, morti finte e suicidi che potrebbero verificarsi in una grande opera. Oggi la musica comica evoca un’immagine più leggera. L’uso più iconico di questa musica è apparso nel film Disney Fantasia (1940), che metteva in risalto i dubbi talenti di una compagnia di ballo composta da un ippopotamo, uno struzzo e un alligatore.

Ludwig van Beethoven (1770-1827) musicista, compositore, direttore d’orchestra, pianista e insegnante di pianoforte tedesco. Suo padre era musicista e tenore presso la corte elettorale, cosa che gli diede la prima formazione. Come ultimo grande rappresentante del classicismo viennese, riuscì a trascendere la musica del romanticismo e influenzò le opere musicali del XIX secolo e oltre. È considerato, insieme a Bach e Brahms, un membro delle “tre B”. La sua carriera ebbe tre periodi creativi: le prime composizioni a cornice su un modello simile a Mozart e Haydn, senza alcun carattere innovativo. Il medium, o “eroico”, iniziò dopo la sua crisi personale causata dalla lotta contro la sua crescente sordità, che portò alla maturità della sua creazione, con assoluta padronanza della forma e dell’espressione. Il terzo, o “tardo”, si caratterizza per il profondo contenuto intellettuale, l’innovazione formale e l’intensità nel lavorare con un linguaggio armonico e non convenzionale, apprezzato all’epoca. Le sue produzioni abbracciano i generi del pianoforte, della musica da camera, del concerto, della musica sacra, dei lieder, di scena e orchestrale, tra cui spiccano le sue Nove Sinfonie, che sono la principale fonte della sua popolarità internazionale. La musica era inizialmente fresca, leggera, ma subì un cambiamento che divenne epico e turbolento, influenzato dalla rivoluzione vissuta dall’Europa, con l’alleanza delle monarchie per sconfiggere la Francia rivoluzionaria, guidata da Napoleone Bonaparte, idolo del settore progressista. . Di questo periodo sono La Pathetique, Clair de lune e La Eroica, ma quando Napoleone si dichiarò imperatore, Beethoven le rimosse dalle prime pagine della partitura. A causa della sua perdita dell’udito, l’inventore Johann Mäzel creò degli strumenti per aiutarlo a superare questa difficoltà, tra cui un metronomo. Tra il 1798 e il 1805 il compositore si dedicò ad esplorare intensamente le possibilità dello strumento, un percorso che lo condusse alla perfezione, come nelle magistrali sonate per violino e pianoforte. Si dedicò ad un’appassionata attività creativa, ma sperimentò la delusione in amore, menzionata in una straziante lettera d’amore indirizzata al suo “eterno Amato”, che chiamò “il mio angelo, il mio tutto, me stesso”. In questa fase completò Fidelio, la sua unica opera, che includeva l’ouverture di Leonora.

Alberto Baroffio

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