Senza panico né drammi, l’avventura si conclude con la consegna di una lettera raccomandata. Ciò ha spinto Roma a contattare Pechino, con l’obiettivo di informare il governo cinese che l’Italia intende porre fine alla sua adesione al nuovo progetto della Via della Seta. Un progetto a cui il governo transalpino ha partecipato nel 2019, quando Giuseppe Conte era presidente del Consiglio e quando nel Paese è salita al potere la coalizione tra Lega (estrema destra) e Movimento 5 Stelle (antisistema).
Al momento, ricordati che Financial Times, “La decisione di aderire all’ambizioso programma cinese di investimenti infrastrutturali e di commercio internazionale ha deluso i suoi alleati occidentali, poiché l’Italia è l’unico grande paese del G7 a farlo”. Nell’Europa occidentale, solo il Portogallo ha deciso di fare qualcosa di simile.
Tuttavia, ha affermato Stefano Stefanini, questa collaborazione in questo momento non è più possibile“esiste ora una posizione ufficiale nei confronti della Cina all’interno del G7 chiamata ‘mitigazione del rischio'”, ha osservato l’ex ambasciatore italiano presso la NATO. Secondo lui, in questo contesto:
“Gli Stati Uniti hanno chiarito all’attuale governo italiano che questa partecipazione è incompatibile con la posizione dell’Italia all’interno del G7”.
“Promessa mantenuta”
Che ci siano o meno pressioni da parte di Washington, è chiaro che la decisione del governo Giorgia Meloni non sorprende, poiché il primo ministro ha affermato che questo potrebbe essere l’esito, nel momento in cui il memorandum firmato con Pechino nel 2019 sta per arrivare alla scadenza. una fine. Quindi, ricordalo di nuovo Financial Times, In passato la Meloni una volta si riferiva a questo accordo come“errore”, e persino “Prima di salire al potere, ricorda per la parte Corriere della Sera, ha promesso di abbandonare l’accordo, tanto che oggi possiamo parlare di una promessa mantenuta”.
Ma al momento della separazione, per il quotidiano milanese, l’interesse principale era capire quali vantaggi avrebbe ricavato l’Italia da questo accordo. E in questo caso la decisione del quotidiano centrista è definitiva.
“Questo accordo prometteva di creare un accordo che avrebbe potuto fruttare fino a 20 miliardi di euro, ma a causa della resistenza di Washington e dei successivi cambi di governo, questo progetto ha prodotto pochi risultati in Italia, per non parlare di quasi nessuno”.
Tuttavia, l’uscita del nuovo progetto della Via della Seta non causerà alcun rimpianto a Roma, ha osservato Corriere della Sera, il rilascio dell’accordo è strettamente confidenziale e avviene tramite posta, “senza effettuare comunicazione pubblica”. “Addio segreto”, ha addirittura contestato il quotidiano milanese, affermando che questa politica in realtà conviene ad entrambi i partiti.
“Roma ha interesse a continuare a mantenere buoni rapporti con il Paese che è la seconda economia del mondo. Quanto a Pechino, deve gestire progetti in parte in crisi per ragioni finanziarie”.
Pertanto, i media centristi concludono che, per la Cina, “L’uscita dell’Italia è un duro colpo che può dare spunti ad altri governi” e quindi è meglio non pubblicizzare eccessivamente questa brutta notizia.
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