Milano (Italia), 22 nov (EFE).- Nel colorato e variopinto mondo di Fernando Botero, ci sono Cristo e la Vergine che percorrono la propria “Via Crucis” nell’indifferenza dell’Umanità, un messaggio che risuona ancora più forte in la sua prima mostra postuma, inaugurata oggi in Italia, in un contesto di crescente incertezza globale.
La città italiana di Milano (nord) ospita fino al 4 febbraio al Museo della Permanente la mostra “Botero. Via Crucis”, con sessanta opere che rivelano il rapporto speciale di questo maestro dell’arte contemporanea con l’iconografia cristiana.
Si tratta della prima mostra postuma di Botero, morto il 15 settembre all’età di 91 anni e le cui ceneri furono appunto deposte nella città (centro) italiana di Pietrasanta, per decenni sua seconda casa, insieme alla moglie e artista, Sofia. Varia.
“Gli insegnanti rompono i confini e vanno oltre tutto. Invoca il passato e il presente, perché siamo indifferenti alla sofferenza e alla violenza”, ha spiegato all’apertura dell’evento l’ambasciatrice della Colombia in Italia, Ligia Margarita Quessep Bitar.
LA PASSIONE DI BOTERO
Nel corso della sua carriera, il pittore ha concepito un universo sensuale e folcloristico, con la sua personale concezione di volume e forma, ma ha anche approfondito il forte immaginario cristiano e le scene di devozione che hanno caratterizzato la Colombia della sua infanzia.
La mostra milanese organizzata in collaborazione con l’Ambasciata della Colombia in Italia, quindi, ruota, tra l’altro, attorno al ciclo della Passione di Cristo eseguito tra il 2010 e il 2011 composto da 27 tele e 33 disegni.
Su tela o carta, i colori accesi e le forme morbide e gentili che caratterizzano la sua arte danno forma alla messa in scena del dolore, al cammino di Gesù verso la Croce.
Ma il Cristo di Botero non aveva alcuna parvenza di divinità, era un uomo comune che soffriva in un mondo di peccato che potrebbe accadere oggi o, inevitabilmente e tristemente, domani.
CONTRO LA BELLEZZA
Per questo, in una scena, il Cristo grasso riceve un pericoloso bacio da un moderno Giuda, in camicia e orologio, dalla pelle verdastra, mentre due soldati romani attendono di arrestarlo tra una folla di sudditi indifferenti, tra i quali il maestro prende un autoritratto. .
In un altro punto del ciclo, il messia appare esausto, rigato dal sangue che gli cola dalla fronte ferita dal martirio, un “Ecce Homo” sempre più umiliato dall’indolenza dei personaggi dall’aspetto più moderno che nemmeno lo guardano. Lui.
Ma alla fine del percorso di Botero si erge il simbolo della devozione ultima, Maria, raffigurata su un’enorme tela, gigante e con il petto scoperto, mentre tiene in grembo il figlio ormai immobile, ai piedi di una croce che, come Lui , sta sanguinando.
Insomma, il calvario biblico reinterpretato dal maestro colombiano non solo si aggiunge alla grande tradizione religiosa della Storia dell’Arte ma suscita anche profonde riflessioni sulla violenza e l’ingiustizia sociale del nostro tempo.
Tant’è che con questa “Via Crucis” l’artista, già in età adulta, raggiunge il suo apice in una serie sull’impotenza, composta da “Violenza in Colombia” (2001), su decenni di sofferenza e di guerra, e “Abu Ghraib” (2005), sulla tortura americana in Iraq.
VIAGGIO DI RITORNO
I dipinti che compongono questo ciclo provengono dal suo paese d’origine, in particolare dal Museo di Antioquia, al quale li ha donati dieci anni fa, e risuonano ancora più fortemente nel paese, l’Italia, dove vive, incommensurabilmente. fonte di ispirazione per gli artisti.
“Non presenta direttamente la Via Crucis biblica, ma piuttosto gli uomini e le donne di oggi, nelle città dell’America Latina o dell’Italia o dovunque, dove l’indifferenza, la morte e il dolore sono sempre presenti”, ha concluso. dal Museo Colombiano, María del Rosario Escobar.
L’ambasciatore ha considerato questa mostra una “grande opportunità” per la Colombia di continuare a celebrare l'”ambasciatore dell’arte” dell’artista.
Pertanto, le opere provenienti dal museo, nella sua città natale, Medellín, trascorreranno due mesi a Milano per poi essere portate nella città spagnola di Siviglia e poi restituite in Italia, a Torino (nord).
La mostra è stata interrotta dalla pandemia e può svolgersi solo adesso, senza l’autore, anche se le sue opere giustificheranno sempre la croce portata dall’Umanità: “Ci manca moltissimo il Maestro Botero. È come un mondo nuovo senza di lui” ha lamentato il direttore della Museo di Antioquia.
Gonzalo Sanchez
Imparentato
“Appassionato di Internet. Professionista del caffè. Studioso di cultura pop estremo. Piantagrane pluripremiato.”