Roma, 17 febbraio (EFE).- La Corte Suprema italiana ha confermato la condanna del capitano della nave che nel 2018 soccorse 101 persone nel Mediterraneo e poi le consegnò a una motovedetta libica, cosa che costituisce un crimine perché il Paese “è non è un porto sicuro”, si legge in una decisione che mette in discussione le politiche sull’immigrazione del premier Giorgia Meloni.
La Corte Suprema italiana ha respinto il ricorso del capitano dell'”Asso 28″, rimorchiatore in servizio su diverse piattaforme petrolifere nel Mediterraneo, ritenendolo colpevole dei “reati di abbandono di minori o incapaci in pericolo, di sbarco e abbandono arbitrario di persone persone”, che è disciplinata dal Codice della Navigazione, hanno riferito oggi i media locali.
“Si tratta di una sentenza che segna senza eccezioni il percorso della giurisprudenza, alla quale tutti i tribunali italiani devono attenersi” e che “avrà conseguenze sui processi e sulle indagini in corso, nonché un impatto sulle scelte politiche”, scrive il quotidiano. Fondamentale per la soluzione del caso è stata la Conferenza episcopale italiana Avvenire, la cui indagine sul salvataggio, comprese le registrazioni effettuate dalla ONG spagnola Open Arms, è stata decisiva.
Un tribunale di Napoli ha condannato il capitano della “Asso 28” a un anno di carcere nel 2021 per aver consegnato alla guardia costiera libica un centinaio di migranti soccorsi, tra cui minori e donne incinte, tenendo conto delle registrazioni di conversazioni radiofoniche. il 30 luglio 2018 da Open Arms.
La registrazione, che suscitò polemiche quando fu pubblicata da Avvenire perché evidenziava una serie di anomalie nella gestione del caso, è stata poi richiesta dalla Procura di Napoli, che ha aperto un’indagine.
L'”Asso 28″ è un rimorchiatore della compagnia Augusta, che sostiene una piattaforma petrolifera al largo della Libia, e secondo un portavoce l’operazione di salvataggio è stata gestita interamente dalla Guardia costiera libica, che ha ordinato al suo comandante di restituire il nave. migranti in Libia.
I giudici hanno stabilito che si trattava di un ritorno collettivo verso un Paese non sicuro, vietato dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e che ai migranti è stato impedito l’accesso alla protezione internazionale essendo stati consegnati in Libia, dove sono stati sottoposti a violenze e torture.
Ora che la Corte Suprema ha confermato la decisione, strada aperta alle risorse delle ONG di soccorso umanitario nel Mediterraneo, che sono state bloccate e multate dal governo Meloni, tra l’altro, per essersi rifiutate di consegnare i migranti alla guardia costiera libica .
“E soprattutto c’è il rischio concreto di vedere trascinati in tribunale dai partiti italiano e libico i governi (di tutti i partiti) che dal 2017 hanno rinnovato il Memorandum con la Libia e lo stesso ‘Piano Mattei'”, assicura Avvenire.
Nel diario dei vescovi italiani si parla dell’accordo migratorio tra Italia e Libia e del piano strategico preparato dalla Meloni per avviare una nuova cooperazione con l’Africa che aiuti a controllare il flusso migratorio verso l’Italia, che nel 2023 ha stabilito un nuovo record, con oltre . sulle sue coste arrivarono 157.000 persone.
(c) Agenzia EFE
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