Italia: come il ministro Marco Minniti ha stretto la vite sui migranti

Marco Minniti è arrivato a dicembre al Viminale a Roma per affrontare la crisi migratoria: nel giro di sei mesi la sua fermezza e i suoi contatti sembrano dare i loro frutti. “Siamo ancora nel tunnel ed è lungo. Ma per la prima volta, comincio a vedere la luce alla fine del tunnel”, ha detto martedì.

Anche se i motivi non sono sempre chiari, la curva comincia a piegarsi… Raggiunta la soglia dei 600.000 arrivi dal 2014 e 14.000 morti o dispersi in mare, il dato italiano è di 13.500 arrivi dal 1° luglio, rispetto ai 30.500 dello scorso anno durante lo stesso periodo favorevole agli incroci .

All’inizio di luglio, in a Intervista quotidiana II Messagero, Marco Minniti ha parlato della “pressione immensa” cui era sottoposta l’Italia. La risposta: la fermezza ha chiuso la strada agli immigrati.

Il suo motto: fermezza e saggezza

La repressione è, prima di tutto, contro le ONG coinvolte nelle operazioni di soccorso al largo delle coste libiche. Ha imposto loro trasparenza e cooperazione attraverso un codice di condotta che ha suscitato riluttanza, anche all’interno del governo. Fermezza anche quando ha preteso, invano, che altri Paesi europei aprissero i loro porti alle navi cariche di migranti soccorsi in mare, minacciando addirittura di concedere visti Schengen ai nuovi arrivati ​​secondo le procedure di emergenza europee utilizzate nel 2011.

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La logica italiana limita anche l’ingresso dei migranti in Libia. Marco Minniti ha tenuto segreti i suoi contatti in questa ex colonia italiana, alcuni dei quali risalgono ai suoi anni nei servizi segreti. Il ministro ha scoperto che le tribù del sud e le città costiere, dove il traffico di migranti è un’importante fonte di reddito, hanno cambiato il loro modello economico e bloccato i trafficanti.

La sua conoscenza servì quindi da incoraggiamento: Tripoli aveva intensificato il controllo delle acque libiche, una decisione che Roma accolse con favore. Ciò ha spinto la nave della Ong a sospendere i soccorsi in mare al largo della Libia. Secondo la stampa italiana, sarebbe stato Marco Minniti a spingere di più affinché la guardia costiera libica intercettasse i migranti prima che raggiungessero le acque internazionali, ottenendo l’approvazione di Tripoli per la delicata missione di supporto alle navi dell’esercito italiano in acque libiche.

“Critico per la democrazia”

Agli occhi di Marco Minniti “c’è una sensazione di paura”, spinta anche dall’immigrazione, “e questa paura è un grande tema con cui le democrazie europee si misureranno nei prossimi 15 anni”.

L’opposizione di estrema destra apprezza la sua assertività. La sua insistenza nel trattenere i migranti in Libia ricorda anche l’accordo stipulato tra Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi, anche se il livello di violenza che minaccia gli africani in Libia è esploso. Alla fine è da sinistra che arrivano le critiche più aspre.

“Affrontare e gestire i flussi migratori è essenziale” per l’ordine sociale e la democrazia, ha insistito il ministro dell’Interno italiano.

Fedele Golino

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