Città del Vaticano, 18 apr (EFE).- Il Vaticano torna alla Biennale di Architettura di Venezia, uno degli eventi più importanti nella sua categoria, con “un “giardino dell’amicizia” presso il Monastero di San Giorgio Maggiore, un’installazione del rinomato Architetto portoghese Alvaro Siza.
Intitolata “Amicizia sociale: incontri nell’orto”, si svolgerà nella sala espositiva e all’esterno del monastero benedettino, che si trova nell’omonima isola al centro della laguna, e dove “i visitatori saranno invitati a prendersi cura del pianeta come ci prendiamo cura di noi stessi.” siamo soli e celebriamo la cultura dell’incontro”, hanno spiegato questo martedì nella loro presentazione.
Il tema si ispira agli insegnamenti che Papa Francesco ha tratto dalle sue encicliche ‘Laudato si’ (2015) e ‘Fratelli tutti’ (2020), che diventeranno poi una guida per un percorso della mostra.
Il responsabile del padiglione vaticano, il cardinale José Tolentino de Mendonça, e il curatore Roberto Cremascoli hanno evidenziato la presenza di Álvaro Siza (vincitore del Premio Pritzker nel 1992), insieme al collettivo italiano Studio Albori.
Del prestigioso architetto portoghese novantenne sarà esposta l’installazione ‘O Encontro’ che “accoglie il visitatore e lo conduce, in un dialogo tra le figure disegnate dal maestro, nello spazio esterno” grazie a “un grande presenza, la cui geometria e dinamismo di movimento offende plasticamente l’audace visione sociale del papa”.
“Le loro suggestive interazioni creano un movimento inarrestabile, composto da pause e sorprese, che culmina in un monolite finale e ci guida nel giardino”, hanno aggiunto.
Questa struttura intende rispondere al tema “Laboratorio del futuro” portato avanti da Lesley Lokko, curatore generale della 18a edizione della Biennale che sarà inaugurata il 20 maggio.
“Il bisogno di incontro e di solidarietà, questa è la mia intenzione”, ha detto Siza durante la presentazione del suo progetto “in un bel monastero”.
La nuova conformazione del giardino, progettata dallo Studio Albori, propone una parte all’ombra, grazie a un pergolato in legno e bambù, e un’altra all’aria aperta, tra nuove piantumazioni.
“Tutto il legno viene riciclato e vive una seconda vita, come la seconda possibilità che si vuole dare a luoghi, culture e cose viventi. Nato come spazio accessibile a tutti, permette di passeggiare tra orti, pollai, depositi di sementi e area di sosta, nella pratica del riconoscimento e della contemplazione”, spiegano loro dallo Studio Albori.
“Gli scenari materiali e spirituali avvicinano la vita quotidiana dei monasteri benedettini alla Regola benedettina, aprendo la possibilità di un dialogo contemporaneo con gli spazi emblematici di quella tradizione architettonica”, hanno aggiunto.
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