Migliaia di fascisti vestiti di nero hanno marciato domenica nel seminterrato di Benito Mussolini per celebrare i 100 anni da quando il dittatore italiano è entrato a Roma e ha organizzato un colpo di stato non violento che ha dato il via a due decenni di dominio fascista.
Alla sfilata hanno preso parte tra le 2.000 e le 4.000 persone, molte delle quali indossavano simboli fascisti e cantavano canzoni e slogan dell’era coloniale italiana. Il corteo è stato più numeroso rispetto agli anni precedenti quando a Roma sfilavano coloro che mancavano al fascismo.
Il 28 ottobre 1922, i fascisti vestiti di nero marciarono sulla capitale italiana in una rivolta che terminò due giorni dopo quando il re italiano ordinò a Mussolini di formare un governo.
La folla a Predappio, paese natale e cimitero dell’Emilia-Romagna settentrionale, è parsa incoraggiata anche dal fatto che, per la prima volta dal secondo dopoguerra, un partito con radici neofasciste guidava il governo. .
Gli organizzatori hanno avvertito i partecipanti – alcuni dei quali provenivano da Roma, Belgio e Stati Uniti – di non fare saluti fascisti o di essere perseguiti. Anche così, molti non hanno resistito a venire al cimitero dove è sepolto Mussolini.
Lì cantarono, pregarono e ascoltarono i saluti della pronipote di Mussolini, Orsola.
“Dopo 100 anni, siamo ancora qui per rendere omaggio all’uomo che questo Paese ha amato e che non smetteremo mai di ammirare”, ha detto Orsola Mussolini in un applauso.
Elenca i successi dei suoi bisnonni, citando il boom delle infrastrutture che ha costruito scuole, ospedali ed edifici pubblici, bonificato le paludi infestate dalla malaria per le città e ampliato il sistema pensionistico per i lavoratori non governativi. A lui si unì la sorella Vittoria, che guidava la folla in preghiera.
La folla ha lanciato un ultimo grido di “Duce, Duce, Duce”, come veniva chiamato il titolo onorifico di Mussolini come dittatore italiano.
Venerdì gli attivisti antifascisti hanno tenuto una marcia a Predappio per celebrare l’anniversario della liberazione della città e per impedire ai fascisti di marciare nell’anniversario della marcia su Roma.
All’interno del cimitero, la domenica, gli ammiratori del Duce si mettevano in fila per entrare nella sua cripta nascosta in un angolo sul retro, poco alla volta. Ognuno ha ricevuto una scheda di memoria firmata dalla pronipote con la fotografia di un Mussolini sorridente che alza le mani guantate di pelle in un saluto romano. “La storia mi darà ragione”, dice la carta.
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