Madrid, 14 marzo (EFE).- In concomitanza con il decimo anniversario del suo pontificato, questa settimana arriva nelle sale cinematografiche spagnole il documentario “In viaggio: in viaggio con Papa Francesco”, in cui il regista italiano Gianfranco Rosi interpreta Si considera “il più papa rivoluzionario che la Chiesa abbia mai avuto”.
Rosi, esperta regista di documentari d’autore, con il massimo dei voti in festival come Venezia o Berlino, ha lavorato con materiale d’archivio per quasi un decennio, in 37 viaggi e 53 paesi, sottolineando il suo messaggio di pace, solidarietà e compassione per Francisco di fronte a una crisi migratoria.
Abituato ad assorbire direttamente i luoghi e le persone che filma, questa volta il regista fa da “osservatore”. Ha detto di aver passato più di sei mesi a guardare più di 500 ore di filmati forniti dal Vaticano prima di decidere di realizzare il film, che ha spiegato, era completamente “indipendente”.
Rosi ha incontrato il Papa per la prima volta dopo aver visto il suo documentario “Fire at Sea” (2016), vincitore dell’Orso d’oro a Berlino, sulla crisi migratoria nell’isola di Lampedusa.
Anni dopo, Francisco legge la sua intervista alla prima di “Notturno”, sulla crisi in Medio Oriente, poco prima del suo storico viaggio in Iraq nel 2021 e il Vaticano lo ricontatta.
«Mi hanno chiesto di fare un documentario sul viaggio e il materiale non mi è sembrato sufficiente, ma poi è nata l’idea di seguire il suo viaggio da Lampedusa – il primo che il Papa ha fatto nel 2013 – all’Iraq». dettagliato.
Con un viaggio inaspettato a Lampedusa e il suo messaggio “contro la globalizzazione dell’indifferenza”, inizia il documentario, che comprende anche altri suoi discorsi politici, come quelli in cui chiede scusa per gli abusi commessi durante il colonialismo americano o la loro ripetizione. sentenze contro il commercio di armi.
Comprende anche uno dei momenti più complicati del suo mandato, la smentita vissuta durante una visita in Cile nel 2018, quando difese il vescovo Juan Barros, accusato di aver coperto gli abusi sui minori, posizione che poi ha rettificato e di cui si è scusata. .
La struttura del film cambia quando inizia la guerra in Ucraina, quando Rosi decide di mettere al centro il messaggio contro la guerra di Francisco. Questo documentario ha un finale aperto perché non esclude una seconda parte che si concluda, idealmente, con la pace in Ucraina.
I realizzatori hanno sottolineato che “la grande sfida è interpretare un uomo, non il Papa, e alla fine la sensazione che ti sta lasciando è di immensa solitudine, un uomo solo che combatte un grosso problema nel mondo”.
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