La tendenza a cambiare partito nello stesso periodo della strategia politica si verifica da diversi decenni
Ciò ha, in molte occasioni, creato coalizioni politiche inaspettate e la sensazione che “tutto è possibile”.
Un recente incontro tra Carlo Calenda, dell’opposizione, e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto sorgere i sospetti su un nuovo episodio
La politica italiana ha la sua strada. È (quasi sempre) autodistruttivo, ma riesce a risorgere dalle ceneri in un gioco in continuo movimento, in cui i media hanno il loro ruolo. Il cosiddetto spettacolo politico. Un luogo dove le previsioni meteo spesso sono inutili e si aspettano sempre gli ultimi movimenti. Nella scorsa legislatura l’Italia ha vissuto tre diversi governi: Conte I, Conte II e il governo guidato da Mario Draghi. Il tutto con una combinazione di ideologie diverse in una dinamica difficile da seguire. La coalizione è caduta ma si è unita in un altro modo e ha ricominciato senza andare al voto. La legislatura con l’apparente vittoria della destra ha aperto un nuovo scenario, un esecutivo eletto con voto popolare dopo oltre un decennio di governo tecnico. Ma i primi movimenti politici ci mostrano che alcune dinamiche restano intatte nel tempo. La posizione politica italiana ripropone lo stesso gioco, lo stesso colpo, avvertendo che non è il momento di abbassare la guardia.
La prima grande confusione si è verificata quando un mese fa, nelle elezioni presidenziali al Senato, Ignazio La Russa, grande esponente della Fratellanza Italiana, è riuscito a farsi eleggere anche senza i voti di uno dei suoi partner di coalizione: Forza Italia di Berlusconi. Questo divario iniziale ha costretto la Meloni a cercare altri “partner” anche al di fuori del proprio governo. Non ha dubbi al riguardo e dallo scenario quasi misterioso, nonostante lo scrutinio segreto, si capisce che si è trattato dell’azione di Matteo Renzi e della sua piccola ma fondamentale formazione politica, Italia Viva. È stato un approccio inaspettato. La seconda parte del dramma è andata in scena quando, una settimana fa, il collega di Renzi, Carlo Calenda, leader di Azione e parte dell’opposizione, ha incontrato il presidente del Consiglio Meloni. unificare le posizioni di bilancio. Questo è un atteggiamento irragionevole, almeno a questo punto in un governo in cui Meloni deve controllare la sua coalizione con Salvini e Berlusconi senza dover cercare un altro accordo “fuori dalla DPR”. Quando la legislatura è ancora agli inizi e non c’è tempo per causare problemi, dicono gli esperti.
A parte i sospetti dei due colleghi della Meloni riguardo all’incontro, Indubbiamente le preoccupazioni abbondano riguardo a questo fenomeno che è presente nella politica fin dalla fondazione della Repubblica.. Negli anni tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, un sistema bipartitico durato più di quattro decenni, la trasformazione politica è radicata nelle sue radici. Ciò che a un certo momento veniva vissuto come una corrente interna al partito, si sviluppò in una dinamica anche in ambito parlamentare. In breve: è un movimento di parlamentari o di partiti dello stesso organo legislativo che si oppongono al governo o viceversa. Una dinamica impensabile in altri Paesi dove le linee ideologiche sono più chiare. Diventa allora un male che tutti temono, ma tutti, allo stesso tempo, ne fanno uso. In quegli anni, l’ex primo ministro Romano Prodi affermava che il suo Paese, l’Italia, era distrutto dal “trasformismo”. “Deputati che si spostano da un posto all’altro”, disse nel 1994, un anno di molti cambiamenti strutturali nella politica italiana. Infatti, in tempi tipici della legislatura italiana, quando tutto era accaduto in quattro anni, il numero dei deputati dei gruppi misti, dei parlamentari fuggiti dai rispettivi partiti, era così elevato da essere quasi considerato un atto politico. formazione.
Giulia Merlo è corrispondente parlamentare del quotidiano Domani e commenta per NIUS i movimenti politici di queste prime settimane. “C’è un approccio chiaro nei confronti di Meloni de Renzi e Calenda, due leader centristi che devono definire il proprio profilo, non si oppongono, si stanno conquistando un posto nel governo”, Dire. «Vogliono presentarsi d’ora in poi come alternativa alle difficoltà che Forza Italia potrebbe incontrare in una coalizione di destra. Finora tutte le dichiarazioni del partito di Berlusconi sono state critiche nei confronti delle azioni di Giorgia Meloni. “Stanno approfittando di questa sfida”.– aggiunse Merlo. “Questo è tutto un gioco parlamentare”, ha detto. In questo esempio specifico, il trasformismo verrebbe da una coalizione centrista composta da Renzi e Calenda che potrebbero essere interessati a entrare nel governo e, senza numeri sufficienti, ruberebbero anche parlamentari a Forza Italia per aggiungerli. Qualcosa che, Anche se sembra strano, ciò è avvenuto alla fine dell’ultima legislatura con il trasferimento di alcuni pezzi grossi di Berlusconi che andavano con Renzi e Calenda. Un completo cambio di lato.
Professore di Scienza Politica alla Sapienza Università di Roma Gianluca Passarelli Si è soffermato anche sul fenomeno del trasformismo, elemento “importante”, ha detto, per comprendere la stagione politica italiana. “C’è chiaramente un aspetto tattico in questo concetto. Ci sono interessi che si intersecano, ma per capire veramente cos’è il trasformismo, dobbiamo vederlo come un aspetto della cultura di questo Paese. se il politico ha un carattere piuttosto astuto, è sempre pronto ad attaccare nel momento più inaspettato”, ha spiegato. Pertanto, sostiene che questo sia stato un modus operandi che ha coesistito con la politica italiana per decenni e che, alla fine, ha cambiato il futuro della storia stessa. Il professore ha concluso che ci sono due fattori principali che influenzano il motivo per cui i paesi devono sempre utilizzare una strategia come questa: principali debolezze del sistema politicoframmentato, dai partiti stessi e a debolezze intrinseche del sistema elettorale che ha costretto la coalizione. Una tempesta perfetta per inaugurare ancora una volta un’era di trasformismo in Italia.
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