Un’introduzione semiseria alla campagna balneare italiana

Se Schopenauer pensava che la vita fosse un pendolo oscillante tra dolore e noia, per i Belpaese si trattava di un’oscillazione costante, precisa, granitica tra crisi di governo e crisi di governo.

È noto che, in circa 75 anni di storia della repubblica, L’Italia ne ha 67 (presto 68) governo diverso. Tendenze ataviche verso crisi e conflitti insormontabili nelle due sedi del Parlamento: Montecitorio (Vice Consiglio) e Signora Palazzo (Senato repubblicano).

Mario DraghiIl “tecnico tra tecnici”, l’uomo forte della Banca Centrale Europea, non può sottrarsi a quella logica e questo mercoledì in il suo lungo mandato, 17 mesi. Certo, bisogna andare più a fondo: ogni crisi è diversa e ogni volta i cospiratori di Cesare in servizio hanno un nome diverso.

Forse ci sono persone che ricorrono più di altre che rispondono al nome Matteo Renzi, Leader italiano Viva (che, secondo il sondaggio più ottimista, gode del 2% di voto) e consigliere del regime saudita. In questo caso, però, non è stato l’ex presidente del Consiglio Renzi a decapitare il drago (scusate, Draghi). L’esplosione del governo di unità nazionale (che ha unificato l’intero arco parlamentare ad esclusione dell’estrema destra, rappresentata dai Fratelli d’Italia) nasce essenzialmente da una mancanza di visione strategica Giuseppe Conte (leader a 5 stelle) e il grande colpo di stato è ambientato questo mercoledì Signora Palazzo (Senato) per i partiti di centrodestra che sostengono il salvatore della Repubblica dell’Indonesia.

lega Matteo Salvini e Forza Italia da Silvio Berlusconi deciso di lasciare la nave dopo l’incontro presso la grande villa (Villa Grande) Franco Zeffirelli e che attualmente è la residenza del patriarca italiano di centrodestra. UN torsione della scanalatura non così prevedibile: Berlusconi e Salvini si aspettano che gli scontri tra Draghi e Conte scoppino all’improvviso, scatenando contrasti, in modo gentile, sostenuto e metodico.

Portavoce della Lega al Senato, Michele Romeorichiesto “un altro governo, perché c’è già un’altra maggioranza in Parlamento” e che Draghi rimanga al suo posto di comando, elogiando senza vergogna le qualità dell’ex numero uno della Bce. Tuttavia, dopo poche ore, si è verificato un cambiamento di 180 gradi: non più fiducia. In essa Grande Villa, ex casa di Zeffirelli, è in corso una delle manovre politiche di maggior successo degli ultimi anni. Il giusto sacrificio Mario Draghi, stabilità del Paese e forse fino a 20 miliardi di euro di fondi europei per andare alle elezioni anticipate del 25 settembre e cercare la maggioranza assoluta.

Potrebbe essere la prima volta in vent’anni che una coalizione omogenea ottiene quella maggioranza assoluta che garantirà la continuità del governo per cinque anni. L’ultima volta che Silvio Berlusconi ha avuto successo è stato nel 2001. Cavaliere è rimasto in carica fino alla fine naturale della legislatura. Un’altra volta. Ora, a luglio 2022, sta arrivando un’estate torrida, e non solo per le alte temperature e una siccità opprimente e debilitante.

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Da un lato, il centrodestra ha fiches che sono già ben posizionate sul tabellone. Naturalmente, dopo il colpo di stato a sorpresa di mercoledì, alcuni membri storici forza italiana Decidono di lasciare la festa. Tra questi, tre ministri del governo Draghi: Mara Carfagna (Coesione Meridionale e Territoriale), Renato Brunetta (Pubblica Amministrazione) e Mariastella Gelmini (Affari regionali e autonomia). Nonostante questa partenza, la coalizione rimane più unita che mai: non vorranno perdere la possibilità di governare per cinque anni e gestire i fondi PNRR dell’Europa.

Dal centro tira a sinistra, l’ignoto non fa altro che moltiplicarsi. Il Partito Democratico, attualmente in lotta per diventare la prima forza politica del Paese (lotta alla Fratellanza Italiana), è un attore chiave che ha bisogno di cercare alleanze per diventare il punto di riferimento per il nuovo polo di maggioranza progressista.

Dopo l’uscita dal partito di Renzi, il PD si è spostato – timidamente – su una posizione più sociale, trovando un’affinità con il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte. Tuttavia, dopo il crollo del governo per le tensioni e l’ultimatum di Conte a Draghi, segretario del Pd, Enrico Letta, sembra aver bloccato il percorso verso un’alleanza strutturale con il M5E. Il vasto campo progressista, oggi, appare come una chimera, anche se quella potrebbe essere l’unica soluzione alla lotta per i seggi (un terzo del totale) assegnati da un sistema maggioritario.

Parte la campagna e tra lo spritz e il bagno in mare, si parlerà che Biden è il nostro alleato e che Putin non è il cattivo di questa storia, ma Zelensky, o che entrambi e noi italiani dovremmo pensare solo al nostro interesse nazionale .

Infine, ci sono piccoli partiti nel mezzo che riescono a muovere gli equilibri: un centro non troppo ideologico ma strategico. Qui il gioco si apre davvero. La vicinanza tra Matteo Renzi (Italiano Viva) e Carlo Calenda (Azione) è evidente (liberali e atlantisti, con un certo disprezzo per la povertà e la classe popolare) ed entrambi potrebbero spingere Enrico Letta (PD) a lasciare completamente il Movimento. 5 Stelle e una neonata festa del separatista Luigi Di Maio (Insieme per il Futuro).

Infine, ci sono ancora alcuni partiti di sinistra extraparlamentare (Possibile, Potere al Popolo) o minoranze in Parlamento (Liberi e Uguali) che devono decidere se cercheranno di unire le forze per sempre, superandole. tipico malinteso di tutti i movimenti su quel lato del tabellone (anche una virgola o un asterisco nel regolamento interno può causare fratture irreversibili). Non consideriamo, per ora, “nostalgici”. Questo è un discorso separato, pre-elettorale, che non avrà il minimo impatto sul risultato del 25S.

La campagna inizia e tra un spray e nuotando in mare, si parlerà di salario minimo, tasse troppo alte ed energia troppo costosa, che Biden è nostro alleato e che Putin non è il cattivo di questa storia, ma Zelensky, o entrambi (ognuno pensa a se stesso) e noi italiani dovremmo pensare solo ai nostri interessi nazionali. Che l’Unione Europea ha preso le distanze dalla NATO. Che l’intera Europa è come la NATO, che abbiamo le nostre difese. Possa esserci pace senza guerra né armi. Che il cambiamento climatico sia un bluff delle multinazionali che investono nel “verde” e che il cambiamento climatico ci stia uccidendo, col colpo di calore, lavorando sotto il sole a quaranta gradi e l’asfalto a ottanta gradi.

Perdonate questo flusso di coscienza che cerca di incapsulare le tante voci delle campagne termali, ignorando, solo per ora, l’approfondimento dei temi principali, le rispettive posizioni, strategie e sfumature che possono determinarne l’esito.


Alessandro Fagiano | Politologo, giornalista e spin doctor


Alberto Baroffio

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