Le dimissioni, causate dal rifiuto del Movimento 5 Stelle di votare sulla fiducia all’Esecutivo al Senato, sono state poi respinte dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Esso griglia Da settimane si scontrano con il presidente del Consiglio Mario Draghi, prima per le spedizioni di armi dall’Ucraina e, poi, per i decreti sugli aiuti ai cittadini, sui quali erano in disaccordo sotto diversi aspetti. Falsa scusa, perché tutto ciò che volevano era trovare il proprio profilo dopo la loro disputa interna e recuperare la proiezione mediatica. Pertanto, il capo dello Stato sta cercando di guadagnare tempo per evitare elezioni politiche anticipate che potrebbero danneggiare gravemente la fragile stabilità del Paese. Ma aveva solo cinque giorni per arrivarci e alcuni mesi molto difficili davanti.
L’Italia è il principale destinatario di finanziamenti dell’UE dal Piano di ripresa post-pandemia. I quasi 230.000 milioni di euro stanziati (tra prestiti e iniezioni dirette) sono subordinati a una serie di riforme e impegni incompiuti. Draghi, inoltre, è stato chiamato in ottobre a redigere una legge di bilancio che armerebbe l’Italia di fronte a uno scenario inflazionistico complicato e al premio per il rischio in aumento. Ma soprattutto il Presidente del Consiglio italiano è emerso come una delle figure chiave dell’opposizione europea alla guerra condotta da Vladimir Putin in Ucraina. Con Boris Johnson fuori di testa in Gran Bretagna, Emmanuel Macron indebolito dall’opposizione del Parlamento in Francia e Olaf Scholz troppo ambiguo in Germania, il primo ministro italiano è diventato l’insostituibile leader morale su questo tema. Il percorso che potrebbe prendere la guerra, e le decisioni prese in autunno da Mosca in merito al flusso di gas e petrolio in Europa, aprono un orizzonte di incertezza in cui le crisi politiche e istituzionali sono la notizia peggiore.
I partiti italiani sono già attenti all’imminenza delle elezioni, originariamente previste per aprile, quando la legislatura finirà. Per questo, in questi mesi i loro dirigenti hanno cercato di segnare alcuni segni identitari che ristabilissero la loro identità politica via via diluita nel governo di unità presieduto da Mario Draghi per 17 mesi.
L’incidente che ha portato alle dimissioni di mercoledì ha avuto a che fare con la necessità del Movimento 5 Stelle di fermare l’emorragia di voti e parlamentari (la scorsa settimana ne ha persi circa 60). L’innesco di questa fuga critica è stata la mossa irresponsabile di Giuseppe Conte, due volte primo ministro d’Italia e oggi trasformato in un leader debole a causa degli sbalzi d’umore di ciò che resta del partito antisistema. Ecco perché c’è ancora un piccolo margine per l’ex presidente della Bce, che non è abituato a cambiare idea, per accettare di riconsiderare la sua decisione e avere il tempo di portare la nave italiana in porto.
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