Si è dimesso il viceministro italiano della Cultura che indaga sul furto di dipinti rinascimentali

Vittorio Sgarbi in un’immagine d’archivio al Teatro Olimpico di Roma, 2018 (Foto: Facebook Vittorio Sgarbi / Nino Ippolito)

Vice Ministro della Cultura d’Italia, Vittorio Sgarbifu protagonista di uno scandalo che scosse la nazione, rassegnando le dimissioni nel corso di indagini sul furto di beni culturali, tra cui dipinti di valore attribuiti a Rutilio Manetti. Questo dipinto, trafugato nel 2013 dal castello di Buriasco, è riapparso in un’altra mostra come appartenente a Sgarbi, accusato anche di riscuotere compensi per incarichi di consulenza e altre attività non coerenti con la sua posizione pubblica.

La decisione di Sgarbi di lasciare l’incarico è stata annunciata ieri, a seguito delle forti pressioni dell’opposizione. «Mi dimetto subito da viceministro del Governo e nelle prossime ore informerò il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni», ha detto il politico in uno scenario in cui le controversie culturali e politiche si intrecciano in modo senza precedenti. .

L’indagine su Sgarbi era iniziata diversi mesi fa, ma l’opinione pubblica è rimasta scioccata quando il funzionario ha annunciato le sue dimissioni in una conferenza sul famoso artista rinascimentale Michelangelo. «Adesso sono solo Sgarbi, non sono più viceministro», ha aggiunto in un discorso di addio che ha segnato la brusca fine del suo governo.

I pubblici ministeri del nord e del centro Italia hanno indagato su Sgarbi per esproprio di opere d’arte, un caso che si aggiunge ai recenti incidenti in cui funzionari europei hanno attaccato il patrimonio culturale nazionale. Questo scandalo si è verificato nel contesto di un caso clamoroso Museo britannicodove quasi 2.000 oggetti storici andarono perduti a causa di piccoli furti perpetrati sistematicamente per molti anni.

Vittorio Sgarbi è indagato per furto di beni culturali, tra cui dipinti attribuiti a Rutilio Manetti (Wikipedia)

Le dimissioni di Sgarbi sono arrivate dopo che il caso è diventato pubblico. Anche se l’ex funzionario ha dichiarato che l’opera è stata esposta nella città di Lucca nell’ambito di una mostra”Pittori della luce” è una “copia” di un dipinto di Manetti scomparso dieci anni fa, la Procura di Macerata, città dove vive Sgarbi, ha chiesto l’interrogatorio del restauratore e titolare dell’azienda reggiana, che ne avrebbe fatto una copia la tela in questione, del valore di centinaia di migliaia di euro e registrata nel database dell’Interpol per le opere d’arte smarrite, smarrite o rubate.

Il dipinto in questione si trovava originariamente nel castello di Buriasco, di proprietà di Margherita Buzio, che si è rifiutato di venderlo a Sgarbi dopo che un dipendente del funzionario si era offerto di acquistarlo. Secondo la stampa, Buzio avrebbe riferito che i ladri sarebbero entrati nel castello, avrebbero tagliato e portato via la tela di Manetti, lasciando al suo posto una fotografia dell’opera. Il dipinto esposto a Lucca presenta però una differenza rispetto alla foto scattata, poiché la fiaccola sullo sfondo della tela non compare nella foto utilizzata come prova.

Il vicesegretario ha affermato di aver trovato lavoro “per caso” a Villa Maidalchina, residenza reale acquistata nel 2000 da Rita Cavallini, sua madre. Sgarbi insisteva che si trattasse di una copia, ma gli investigatori dovevano verificare questa affermazione. Si sospetta che Sgarbi abbia aggiunto una fiaccola al dipinto originale “per trarre in inganno” ed evitare l’identificazione come dipinto rubato.

Questo non è l’unico scandalo che riguarda Sgarbi, un controverso funzionario che è stato al centro di numerose polemiche nel suo Paese. Oltre alle accuse di furto d’arte, è stato accusato anche di aver addebitato compensi per incarichi di consulenza, una pratica espressamente vietata dalla legge italiana dal 2004. Nonostante il divieto, il quotidiano Il Fatto Quotidiano ha criticato la sua “scorta d’oro”. Riceverà Sgarbi, operazione che gli frutterà “300mila euro in nove mesi”.

Le dimissioni di Sgarbi evidenziano la complessità del rapporto tra cultura e politica in Italia, sollevando interrogativi sull’integrità degli alti funzionari e sulla tutela del patrimonio culturale del Paese. La società italiana attende risposte e azioni concrete per preservare il proprio patrimonio artistico ed evitare che casi come questo si ripetano in futuro.

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Elena Alfonsi

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