Vittorio Sgarbi è al centro dell’attenzione. Il turbolento e amante dei riflettori è stato ancora una volta criticato dalla critica. La furia mediatica causata dalle sue affermazioni sessiste e profane pronunciate quest’estate durante un dibattito al Museo MAXXI si era appena placata prima che scoppiasse un altro dibattito.
Questa volta si trattava di un caso giudiziario, ma soprattutto politico perché ora era in gioco la sua posizione Il Fatto Quotidiano ha scoperto l’ennesimo scandalo che ha coinvolto uno storico dell’arte e che ha lasciato gli italiani più abituati alle sue fragorose apparizioni televisive che alla sua presenza nelle sale dei musei.
Ciò che viene messo in discussione questa volta è la sua frequenza nelle sale d’asta e l’acquisto di un dipinto di Vittorio Zecchin (1878-1947) nell’ottobre 2020 per 148.000 euro. Secondo la Procura di Roma, Vittorio Sgarbi avrebbe acquistato l’opera tramite la compagna per toglierla dal suo patrimonio, falsificando così le sue dichiarazioni dei redditi e impedendo al fisco, che gli pretese 715mila euro, di confiscare l’opera.
Un conto che presto aumenterà perché il viceministro degli Esteri è davvero ghiotto di compensi istituzionali (quasi dieci) e di presenze a convegni o eventi pubblici vari – come il concorso di Miss Italia – in cambio di laute ricompense. Spesso le fatture vengono emesse dall’azienda che dirige con la sua segretaria. Un’esca che non inganna l’amministrazione finanziaria. Da quando è entrato in carica al Ministero della Cultura, un anno fa, ha ricevuto circa 300.000 euro, infrangendo una norma del 2004 che vieta ai membri del governo di svolgere altre attività retribuite. Tanti fatti criticati da fonti anonime del ministero che hanno rivelato anche rimborsi di note spese anormalmente gonfiati.
Tanto è bastato perché l’opposizione chiedesse le dimissioni immediate di Vittorio Sgarbi con una mozione di censura presentata dal M5S. Ha dichiarato l’interessato “arrabbiato” e urlare “per calunniare. Faccio sempre il mio dovere e non vedo nessuno che possa biasimarmi. Non ho motivo di lasciare la mia posizione. Non puoi credere a nessun pettegolezzo iniziato da un corvo.”. Dovrà però mostrare maggiore passione per rassicurare Giorgia Meloni che in questo momento è alle prese con le difficoltà legate alla tanto pubblicizzata separazione dal compagno.
Il presidente del consiglio ha espresso la sua frustrazione e ha indicato che avrebbe affrontato la questione il prima possibile. Vittorio Sgarbi non potrà contare sull’appoggio del ministro della Cultura. Gennaro Sangiuliano ha detto che non le parlava da giorni e se ne è lamentato “imponendogli questo vicesegretario che ora deve togliersi dai guai”. La posizione del viceministro della Cultura per gli Affari culturali continua ad essere cupa e le sue giornate all’interno del Paese MIBAC verrà calcolato.
Il raddoppio delle sue attività distolse la sua attenzione dall’attività che avrebbe dovuto consumare le sue abbondanti energie: la tutela del patrimonio italiano. A Bologna desta preoccupazione la medievale torre Garisenda, simbolo della città insieme alla vicina Asinelli. L’amministrazione cittadina ha limitato il traffico attorno al monumento poiché gli strumenti utilizzati per misurarne la stabilità hanno mostrato oscillazioni crescenti negli ultimi mesi. Vittorio Sgarbi ha visitato il sito proprio questa settimana. Anche lui era titubante e sperava di non assistere al crollo né della sua carriera politica né della Torre Garisenda.
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