Martedì 8 marzo 2022
Massimo D’Alema, presidente del Consiglio dei Ministri dal 1998 al 2000, farà da mediatore in questioni in sospeso
Il nome Massimo D’Alema non significa nulla per la maggior parte dei colombiani, ma da quasi una settimana fa notizia sui principali media italiani a causa dello scandalo con cui la Colombia ha stretti legami.
Il quotidiano La Verità ha pubblicato una serie di registrazione dove D’Alema, che è stato presidente del Consiglio dei ministri italiano dal 1998 al 2000, ha discusso con il suo interlocutore, forse colombiano, di un affare da 4.000 milioni di euro, che lascerebbe una commissione del 2%, di 80 milioni di euro. Oggetto dell’operazione? Che le società italiane Fincantieri e Leonardo abbiano venduto al governo colombiano quattro corvette FCX 30, due sottomarini Trachinus e 24 aerei M346.
“Lavoriamo perché siamo stupidi? No, perché crediamo che accetteremo, tutti noi, 80 milioni di euro, questa è la posta in gioco. Una volta che avremo un contratto, condivideremo tutto, ma creeremo difficoltà prima di arrivare a un contratto tra un’azienda italiana e il governo. La Colombia mi sembra stupida”, ha detto D’Alema in uno degli audio pubblicati.
Chi sono “tutti” intendi?
Secondo la versione della stampa italiana, D’Alema distribuirà la commissione con uno studio di Miami, Robert Allen Law, il cui rapporto con i politici è l’avvocato Umberto Bonavita, specializzato in affari di yacht di lusso. Secondo Infodefensa, la legge italiana vieta di pagare commissioni per attività di intermediazione ai propri cittadini, quindi “la soluzione è affidare rappresentanti a uno studio legale di Miami specializzato nella vendita di super yacht”.
Inoltre, in qualità di intermediari, parteciperanno Francesco Amato ed Emanuele Caruso, spiegati da D’Alema in qualità di consigliere del ministero degli Esteri colombiano. Lo stesso Caruso, in una lettera al quotidiano La Stampa, ha confermato di operare, “da tempo, per conto delle autorità colombiane nel campo della cooperazione internazionale”.
Qual è stata la risposta di D’Alema?
A far trapelare la conversazione, il 10 febbraio, uno degli interlocutori di D’Alema che, dopo lo scandalo, ha ribadito al quotidiano Repubblica di non aver fatto nulla di male. “Negli ultimi mesi mi sono occupato della Colombia, ma di altre questioni: energia, porti, e sempre per conto di alcune società private che mi raccomando. Nell’ambito di questo lavoro sono stato contattato da personalità politiche colombiane, con l’incarico istituzioni, Mi hanno detto: ‘Il congresso colombiano ha approvato lo stanziamento per l’ammodernamento delle Forze Armate, e vogliamo puntare sui prodotti italiani.’ E beh, è un grosso problema per il nostro Paese”.
Inoltre, ha ribadito che “i contatti stabiliti hanno carattere ufficiale, le lettere di invito alle aziende italiane in Colombia sono guidate dal ministero degli Affari esteri, non da un gruppo di privati”. Dopo la lettera, ha detto, ci sarà una visita di delegazione nel Paese per presentare proposte tecniche al Tni e Fincantieri riuscirà a firmare un protocollo d’intesa.
Ha continuato spiegando di essere “sorpreso” dal fatto che non ci siano stati contatti a livello di governo. “Ecco perché ho fatto due cose: ho parlato con l’ambasciatore colombiano (Gloria Isabel Ramírez), che era all’oscuro, cosa che mi ha sorpreso. E ho informato il viceministro della Difesa, Giorgio Mulé, delle attività in corso”. Lì, però, la versione non torna più, in quanto il viceministro italiano ha detto di essere venuto a conoscenza della vicenda per bocca dell’ambasciatore Ramírez, e da Leonardo hanno detto di non aver affidato D’Alema ad alcuna mediazione.
Versione trovata
Tuttavia, in uno degli audio trapelati da La Veritá, il politico spiega che il viceministro Mulé parlerà con il suo omologo colombiano. “Dobbiamo evitare due canali paralleli. Tutti questi affari devono passare attraverso di noi, quindi dobbiamo dare l’impressione di avere contatti non solo con i militari e i funzionari, ma anche con il governo”, ha affermato.
Inoltre, ha aggiunto che “di questo si sta occupando anche l’ambasciatore in Italia, e ha sottolineato che serve un accordo tra i due governi, senza un mediatore, ma gli ho spiegato che se da un lato il governo colombiano sta comprando , l’altra parte non vende, ma piuttosto il governo, due emittenti, quindi non può esserci un contratto tra i due governi”.
Finora né l’ambasciatore né il ministero colombiano si sono parlati e, tuttavia, sembra che l’intenzione di acquistare, se c’è, si stia allontanando sempre più.
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