Il Parlamento italiano si è riunito per il secondo giorno consecutivo per nominare il nuovo presidente della Camera dei deputati. Il procedimento è l’ultimo passo prima di avviare un giro di consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la nomina del prossimo Governo. Tuttavia, la persona selezionata ancora una volta ha chiaramente segnato il profilo ultraconservatore assunto è Melone. Dopo aver nominato Ignazio Benito La Russa presidente del Senato, collezionista di busti di Mussolini e figlio del fascismo politico e biologico, una coalizione guidata dall’estrema destra ha insediato alla Camera dei Deputati il rappresentante leghista Lorenzo Fontana. Un uomo di fiducia di Matteo Salvini, leader della Lega, noto per le sue posizioni antiabortiste, contrario alle unioni civili gay e per i commenti inneggianti a Vladimir Putin.
Giovedì al Senato ha inscenato una guerra difesa dai partner della coalizione per conto del ministero. Silvio Berlusconi vuole lottare con il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, quando ha visto che lei non era d’accordo a mettere Licia Ronzulli, suo braccio destro, a capo dell’importante portafoglio del Consiglio dei ministri. I vertici di Forza Italia si sono rifiutati di votare il candidato della Meloni al Senato per fare pressione su di lui. Ma si è scoperto che il leader della coalizione si era mosso dietro le quinte per ottenere il sostegno di cui aveva bisogno dall’opposizione ed è finito per essere pubblicamente umiliato. Il Cavaliere. La messa in scena del Consiglio dei deputati, dopo la machiavellica seduta inaugurale, è stata più sommessa.
La coalizione ha raggiunto un accordo per nominare Fontana. È chiaro che la presidenza conviene alla Lega, il partito con il secondo maggior numero di voti nel girone alle elezioni del 25 settembre. Ma il nome è stato scelto da Salvini. Meloni preferisce un profilo più moderato, secondo fonti del suo partito, ma la Lega sta cercando di accontentare il settore veneto del suo partito con Fontana. Il deputato e i vicesegretari delle formazioni, però, hanno un passato ricco di dichiarazioni e prese di posizione politiche estreme. Sui banchi di sinistra, infatti, è stato esposto uno striscione con su scritto: “No a un presidente omofobo e filoPutin”.
Fontana è di Verona e ha 42 anni. È anche ex vicepresidente della Lega ed ex ministro della Famiglia (2018-2019) e degli Affari europei (2019). Il problema è che più volte è stata rivolta contro le unioni civili degli omosessuali in Italia e contro l’aborto. Ma ha anche flirtato apertamente con organizzazioni come la neonazista greca Alba Dorata o il partito ultra-Alternativa per la Germania.
Il nuovo presidente della Camera dei deputati ostenta il suo cattolicesimo, strutturato in modo dogmatico e moralistico. “La famiglia naturale è sotto attacco. Vogliono dominarci e spazzare via il nostro popolo”, è stata una delle sue frasi e infatti, appena si è saputo che era lui il più forte candidato alla terza carica dello Stato, il deputato progressista Alessandro Zan, promotore del ddl contro l’omofobia che da mesi sedeva in Parlamento, se ne rammarica.
In politica estera è stato molto critico nei confronti del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nei confronti dei “patrioti repubblicani”, oltre a difendere con entusiasmo la Russia di Vladimir Putin, che definisce “un riferimento per chi crede in un modello di identità sociale” grazie “alla nascita della più grande religione cristiana registrata nel Paese” nelle mani del suo presidente, che è “una luce per noi”. Euroscettico dichiarato, era un difensore della causa russa. Nel 2014 si è recato in Crimea come osservatore internazionale invitato dal Cremlino. “Il popolo della Crimea sente di essere tornato in patria, l’Unione europea deve fare un passo indietro rispetto alle sanzioni contro la Russia”, ha affermato.
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