In occasione delle prossime elezioni del 25 settembre in Italia, ma in occasione del voto italiano nel Distretto Sudamericano, che si sta già svolgendo per posta, Infobae ha parlato con Vincenzo Carrozzino, candidato a Deputato al Parlamento italiano per l’Unione Sudamericana Emigratti Italiani (USEI).
-Carrozzino, puoi spiegarci come funziona il sistema elettorale italiano dove i cittadini italiani residenti all’estero possono votare i loro rappresentanti?
–L’Italia è una Repubblica Parlamentare, le funzioni di legiferare e di formare il governo ricadono su un Parlamento composto da due camere, la Camera dei Deputati, eletta a suffragio universale da tutti i cittadini italiani (anche se residenti all’estero, purché iscritti per l’AIRE-), che gode di diritti politici, e un’assemblea di senatori, eletti su base regionale, eletti anche all’estero dai “ripartizoni” di Nord America, Sud America, Europa, Asia, Africa e Oceania . In Sud America partecipano cittadini italiani residenti in Venezuela, Ecuador, Colombia, Perù, Bolivia, Brasile, Uruguay, Paraguay, Argentina e Cile. Questo settembre si terranno le elezioni parlamentari, non solo in Italia, ma anche nelle circoscrizioni sudamericane, dove due deputati e un senatore voteranno per rappresentare i cittadini italiani residenti all’estero. In questo collegio, il voto è condotto attraverso un sistema di voto per corrispondenza. All’indirizzo verrà ricevuta una busta che conterrà un elenco con i simboli del partito. Lì l’elettore deve apporre una croce sul simbolo del partito prescelto e accanto ad essa indica la tua scelta con nome e cognome del candidato prescelto. Il voto è privato e uguale per tutti, libero e confidenziale. Le schede elettorali devono essere riposte nella busta e rispedite al Consolato Generale.
-Perché ritiene importante che gli italiani residenti all’estero esercitino il diritto di voto?
–Queste elezioni del 2022 sono particolarmente importanti per gli italiani che vivono all’estero alla luce della recente riduzione del numero di parlamentari e dei venti sfavorevoli che soffiano in Italia per eleggere gli italiani all’estero. I cittadini devono partecipare attivamente votandoli, devono interessarsi alla politica, perché c’è il rischio, in futuro, che i diritti politici acquisiti dopo anni rischino di andare perduti. La riduzione dei parlamentari eletti all’estero da 18 a 12 potrebbe essere il primo segnale. Da parte mia, ritengo che l’Italia abbia l’obbligo non solo di mantenere la rappresentanza parlamentare, ma anche di integrare gli italiani che vivono fuori dalle loro terre, i quali, lungi dall’essere esclusi, devono unirsi per formare una vera comunità italiana.
-Qual è la sua posizione nelle recenti discussioni sul riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis per i nati prima del 1948 e per le donne che hanno perso la cittadinanza italiana.
–Non è cosa da poco, in questo caso diversi partiti politici hanno posto come priorità il riconoscimento della cittadinanza solo da solo uno di succo scuola; una tale posizione era insostenibile e una grave battuta d’arresto che ha provocato una grande ingiustizia nei confronti dei milioni di italiani che vivono all’estero. Queste discussioni non potevano più essere tollerate in Parlamento, e questa era la prima questione che gli eletti alla fine dovevano difendere. In Sud America, circa 1.300.000 di persone possono esercitare il proprio diritto di voto politico, un numero non da poco. Per questo deve essere fedelmente assistito e rappresentato nel Governo, e il Parlamento è il meccanismo autorizzato a realizzare le sue istanze e difendere i diritti che sono stati acquisiti.
-Ti candidi alla Camera dei Deputati al Parlamento italiano per le circoscrizioni estere Qual è stato il motivo che ti ha spinto a candidarti per la carica? Hai esperienza legislativa in Parlamento?
–I motivi sono diversi, in primis perché conosco i problemi che affliggono la società italiana. Qui i miei antenati sono arrivati nella Repubblica Argentina in fuga dalla guerra, qui è nato mio figlio. E sono preoccupato per i problemi che hanno affrontato fino ad ora dalla loro Italia, senza che le loro voci facessero eco in parlamento. Conosco anche la politica italiana, sono avvocato, sono il sindaco del comune di Belvedere Marittimo, il presidente del consiglio comunale e sono consigliere giuridico del parlamento di Roma. Ritengo che la politica, ben eseguita, seria e responsabile, sia un meccanismo in grado di contrastare le disuguaglianze subite dagli italiani residenti all’estero rispetto a quelli residenti in Italia. La politica è un mezzo per risolvere questo problema.
Formazione accademica, esperienza politica e gestione legislativa sono variabili che dovrebbero trovare riflesso nelle decisioni di voto. I candidati eletti non solo devono conoscere la realtà e la difficile situazione dei loro connazionali, ma devono anche conoscere i meccanismi parlamentari per attuare le loro proposte in parlamento.
-In breve, puoi dirci quali sono gli aspetti di programmazione della tua piattaforma e cosa vorresti dare agli italiani che vivono in Argentina?
–In primo luogo, la comunità italiana residente all’estero deve trovare uguaglianza rispetto alla popolazione italiana in Italia, in tutti gli aspetti sociali, economici, amministrativi, commerciali, industriali e culturali, al fine di ampliare lo sviluppo sociale dell’Italia e garantirne la stabilità. dalle generazioni future.
La Costituzione della Repubblica italiana afferma che “tutti i cittadini hanno la stessa dignità sociale e sono uguali davanti alla legge … È dovere della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano o impediscono il godimento dei diritti civili”.
Il primo elemento che deve essere considerato è il diritto ad un facile accesso alla cittadinanza da parte di chi ne ha diritto. So che molte volte i cittadini italiani o coloro che aspirano ad esserlo, sono scoraggiati dagli ostacoli burocratici che trovano sul loro cammino. Questa è una realtà innegabile e insostenibile. Ciò è necessario per renderlo più flessibile e facilitare l’accesso a ogni procedura che dipende dallo Stato italiano, e questo dovrebbe essere l’obiettivo più importante da portare in Parlamento (cittadinanza, passaporto, ecc.).
Un’altra questione rilevante che non dovrebbe essere ignorata è quella dei giovani e degli anziani. Entrambe le fasi della vita richiedono l’assistenza dello Stato italiano e sono note, attualmente, segnate da avversità. Gli anziani devono mantenere il valore di acquisto della pensione, ricevere protezione contro le oscillazioni del tasso di cambio del paese in cui risiedono; e, coloro che si trovano in situazioni vulnerabili, dovrebbero ricevere cure prioritarie con lo Stato italiano responsabile della loro situazione e assistenza medica.
Ai giovani dovrebbe essere garantito un futuro con le stesse opportunità di lavoro e di istruzione, soprattutto universitaria, di cui godono i giovani che vivono in Italia. Per i nostri giovani italiani, l’acquisizione della cittadinanza implica non solo gli stessi diritti dei giovani nati sul territorio italiano, ma anche una porta verso il resto d’Europa e quindi la possibilità di godere dei diritti della cittadinanza europea, in base alla quale e secondo le parole del Trattato di Maastricht (TUE), il diritto a diventare cittadino dell’Unione Europea. E, al di là dei punti salienti del programma elettorale del partito a cui appartengo, è anche importante sottolineare che c’è una situazione di fatto che riflette la chiara dimenticanza del suo connazionale che vive in Sudamerica. Diversi esempi sono stati presentati in decisioni che sono state recentemente adottate in Italia e che hanno dovuto essere riviste e poi ribaltate, tra cui la discutibile decisione adottata dal presidente della Regione Calabria che ha firmato un accordo con Cuba per la fornitura di 500 medici al sistema sanitario. Mi chiedevo se non sarebbe stato meglio riunire 500 medici latinoamericani di origine italiana. Questa è una domanda che va cambiata, per far capire non solo ai parlamentari italiani ma anche a tutti i governatori, consiglieri regionali e altri enti locali che, oltre i confini nazionali, nel mondo ci sono altri italiani che hanno bisogno di aiutare e vogliono per aiutare allo stesso tempo.
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