Il parlamento italiano ha approvato una legge contro i “rave” dopo una lunga seduta

Roma, 30 dicembre (EFE).- Il parlamento italiano ha approvato oggi una controversa decisione proposta dal governo del primo ministro, l’estrema destra Giorgia Meloni, contro i “rave party”, che originariamente era stata definita libercida e che l’ha ratificata. richiede maratona e sessioni difficili.

Il provvedimento “Anti Rave”, che inevitabilmente doveva essere approvato oggi per non scadere, alla fine ha ottenuto l’appoggio di 183 deputati, una maggioranza di destra, e il rifiuto di 116, l’opposizione, mentre un legislatore si è astenuto.

La sua definitiva approvazione, successiva a quella ottenuta il 13 dicembre in Senato, ha richiesto una lunga seduta iniziata ieri pomeriggio, giovedì, e durata tutta la notte, salvo un’ora di pausa alle 7, per la disinfezione delle aule.

Per fare ciò, il presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, della Lega di estrema destra, ha dovuto attuare quella che è nota come la “ghigliottina”, una procedura volta a limitare i tempi del dibattito parlamentare al fine di raggiungere rapidamente una voto finale. .

Questo perché l’opposizione di centrosinistra ha cercato di bloccare il processo, cercando una svolta per intervenire per 134 legislatori, quasi tutti democratici.

Considerando che ogni deputato aveva 10 minuti per parlare, il dibattito sarebbe durato 22 ore, quindi Fontana ha deciso di porre fine a questa situazione e indire una votazione, che è culminata con una protesta dell’opposizione dalle proprie sedi.

La decisione è stata approvata il 31 ottobre, una settimana dopo la formazione del governo Meloni, dopo che il fine settimana precedente migliaia di giovani italiani ed europei si erano radunati a Modena (nord) per un “rave” o festa clandestina. .

Nella prima versione del documento erano previste pene da tre a sei anni di reclusione e multe fino a 10.000 euro per chi “organizzava o promuoveva” queste feste.

Parimenti, è stata introdotta nel Codice Penale una nuova tipologia di reato di “invasione di terreni o fabbricati per un assembramento di più di 50 persone che sia pericolosa per l’ordine pubblico o la pubblica incolumità o la pubblica sanità”.

L’opposizione e diverse organizzazioni hanno protestato contemporaneamente per aver visto questa definizione di reato come “liberticide” e contraria al diritto di riunirsi o manifestare, a quel punto il governo ha scelto di riformulare il decreto, ottenendo la sua prima approvazione in Senato.

I nuovi termini prevedono la stessa pena per “chi organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o fabbricati, pubblici o privati, per organizzare rassegne musicali o per altri scopi di intrattenimento”.

Ma quando questa “invasione” pone “un particolare pericolo per la salute pubblica” a causa “del mancato rispetto delle norme sulle sostanze stupefacenti o sulla pulizia di spettacoli e manifestazioni pubbliche”. EFE

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Elena Alfonsi

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